Gentile direttore,
Sono una mamma impegnata da sempre sul tema della libertà di scelta educativa, e quotidianamente, come molti genitori della scuola paritaria, cerco di spiegare e far comprendere a chi incontro, che la scuola paritaria è una scuola pubblica e che noi genitori abbiamo il sacrosanto diritto di scegliere la scuola che riteniamo giusta per i nostri figli come sancito dalla nostra costituzione.
Insomma cerco di promuovere nel mio piccolo, quella rivoluzione culturale che faccia cadere tutte le ideologie sul tema scuola paritaria/ scuola statale, perché la libertà è un valore irrinunciabile.
Lo Stato per consentire davvero la libertà di scelta educativa dovrebbe consegnare a ciascuna famiglia un voucher da spendere nella scuola pubblica scelta che sia statale o paritaria (come già avviene in alcuni Paesi del Nord Europa), questa credo che sia la strada principe da seguire, una volta determinato il costo standard per la formazione di ciascun alunno per ogni ordine e grado di scuola.
Ultimamente, evento di una portata inaudita nel panorama italiano, (dopo anni di cieca ideologia che ha sempre continuato a definire la scuola paritaria come privata) si inizia ad intravedere un cambio di rotta, il preconcetto scuola paritaria = privata inizia ad incrinarsi (finalmente!!) ed addirittura 44 parlamentari del Pd con un interpello rivolto a Renzi, chiedono a gran voce il pluralismo e la libertà di scelta educativa delle famiglia senza ulteriori ed inaccettabili discriminazioni.
A queste notizie esulto, noi genitori di scuola paritaria e statale iniziamo a pensare che finalmente la famiglia si riapproprierà del proprio ruolo e sarà messa nelle condizioni di scegliere.
Leggiamo poi il DdL scuola, si parla di scuola paritaria e di detrazione fiscale della retta… Non è certo così che si dovrebbe tradurre la libertà di scelta…, ma pensiamo che comunque è un piccolo (grande) passo, un punto di partenza dal quale partire.
Approfondiamo il DdL e capiamo che la detrazione fiscale dovrebbe essere solo del 19% fino al tetto max di € 400 (tra l’altro solo per la primaria e la secondaria di primo grado, e quella di secondo grado? che fine ha fatto?).
Ma come? Solo Il 19%, a conti fatti sarebbero solo € 76… Su una retta pagata di € 400, si possono detrarre solo € 76… Scusate ma allora questa è una presa in giro.
Le spese per la scuola che la famiglia ha il diritto (ed il dovere!! imposto dallo Stato, perché se non si mandano i figli a scuola si perde la patria potestà) di scegliere, vengono trattate al pari della detrazione per le spese mediche, assicurazioni sulla vita, interessi di mutuo, veterinarie, ecc.. (per le quali ogni cittadino ha il diritto di scegliere, ma non il dovere imposto dallo Stato di farlo, nessuno mi obbliga a curarmi se non voglio, a contrarre mutui,…) questo è il punto, queste spese non possono essere certo trattate allo stesso modo.
Quando lo Stato impone qualcosa, esiste la deduzione dal reddito, che se è permessa, lo è del 100% come per esempio i contributi previdenziali.
Ed allora perché la spesa per l’istruzione obbligatoria per legge non può essere considerata alla stessa stregua? Ci viene il dubbio, sarà una questione di gettito?
Sarà per questo che non si ha il coraggio di consentire la piena libertà di scelta? Ma non viene in mente a nessuno che la potenziale perdita di gettito sull’Unico di ciascuna famiglia per la detrazione piena della retta pagata (perché così dovrebbe essere, dato che le spese per l’istruzione si pagano già con le imposte) sarebbe ampiamente coperto dalla maggior propensione alla spesa che ciascuna famiglia avrebbe, liberando così liquidità nel sistema economico italiano?
Non viene in mente a nessuno che potremmo essere anche noi un volano per l’economia con l’aumento dei consumi e delle spese delle famiglie? In fondo siamo in tanti.
L’economia italiana deve ripartire, ne va del futuro della nostra Nazione e della sopravvivenza dei nostri figli! Allora ragioniamo per gradi, iniziamo almeno come primo passo con la detrazione del 50%! Come le spese di ristrutturazione (che tra l’altro non sono mica obbligatorie!!).
Ci viene un altro dubbio: non è che forse conviene anche introdurre, già che ci siamo, un corso di economia spicciola a partire dalla scuola dell’infanzia?
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