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Devolution, quali ripercussioni sulla scuola?

Quali ripercussioni avrà sulla scuola il programma di "devolution" che doveva essere varato già nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri e che invece sta slittando ogni giorno più in là (si parla adesso del 16 o del 19 luglio) ?
Difficile a dirsi, comunque basta pazientare ancora per poco e ogni curiosità sarà soddisfatta.
Per ora bisogna accontentarsi delle indiscrezioni e di qualche dichiarazione frammentaria.
Come per esempio quella del capo di gabinetto di Bossi, Francesco Speroni: "Intendiamo conferire alle Regioni la competenza legislativa esclusiva. Le regioni quindi non dovranno gestire  decisioni prese dallo Stato, ma decidere in prima persona. Sulla scuola, ad esempio, potranno scegliere come si svolgerà l’esame di maturità".
Ma in pratica cosa significa?
Che a Milano i liceali dovranno commentare un brano dei "Promessi Sposi" e a Messina uno di "Mastro Don Gesualdo"?
Ironizza in proposito Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, che definisce la proposta "federalismo di serie B", o addirittura "roba da ridere". E persino Francesco Storace (An), presidente della Regione Lazio, definisce questa trovata una cosa "molto bizzarra". Sulla dichiarazione di Speroni butta però acqua sul fuoco Francesco D’Onofrio: "L’esame di maturità regionale non è presente nel testo e non è voluto dalla Lega".
Più probabile – invece – che le Regioni abbiano maggiore libertà nella gestione del cosiddetto buono-scuola o che possano promuovere in proprio iniziative atte a valutare l’efficacia del sistema formativo (non a caso – forse – sta circolando la voce che lo stesso ministro Moratti abbia in mente di rivedere in modo decisivo compiti e funzioni dell’Istituto nazionale di valutazione, l’ex Cede, diretto da Benedetto Vertecchi).
Naturalmente ci sono anche ipotesi più radicali: se in campo scolastico la devolution dovesse attuarsi secondo i programmi elettorali di Bossi e della Lega Nord, alle Regioni verrebbe attribuita potestà legislativa in materia di stato giuridico del personale.
Ed anche il blocco della riforma dei cicli potrebbe essere considerato in un contesto diverso: le Regioni, infatti, potrebbero avere potere decisionale anche in merito alla durata dell’obbligo scolastico ed alla strutturazione complessiva del sistema formativo.
Ma ovviamente bisogna tenere conto del fatto che nell’attuale maggioranza non tutti sono d’accordo con il ministro Bossi e con l’idea di federalismo proposta dalla Lega Nord.
Fra pochi giorni, ad ogni modo, l’intera questione sarà un po’ più chiara e si dovrebbe capire meglio se programmi di studio nazionali ed esami di stato saranno fra qualche anno solamente un lontano ricordo.

Reginaldo Palermo

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