Non ha avuto gli effetti sperati il tentativo di chiarimento del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, proposito del suo incitamento alle scuole del Sud ad impegnarsi di più. A prendere le distanze dal responsabile del Miur è anche il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio.
Per il leader politico del Movimento 5 Stelle, “se un Ministro dice una fesseria sulla scuola, chiede scusa. Punto. Venire in una delle aree più in difficoltà d’Italia a dire – usando il “voi” – che per ridurre il gap nelle scuole del sud “vi dovete impegnare di più” farebbe girare le scatole anche ad un asceta. Figurarsi gli insegnanti!”.
“Caro Marco, siamo noi al Governo che evidentemente dobbiamo impegnarci sempre di più. Soprattutto sulla scuola, che richiede interventi storici per le condizioni veramente indegne in cui versano tante strutture”, sottolinea il grillino su facebook.
Di Maio non le manda a dire: “Siamo noi che dobbiamo fare di più e ogni cosa che faremo non sarà mai abbastanza. Il personale della scuola fa un lavoro eccezionale da nord a sud. I docenti del sud, realtà che conosco bene, lavorano con il massimo impegno e fanno sacrifici da anni. Allo stesso tempo i fondi invece sono mancati. In nome dell’austerità hanno prevalso i tagli agli investimenti anche nell’istruzione e nella formazione dei nostri ragazzi. Questo Governo si è impegnato ad invertire questa tendenza, costi quel che costi”.
Il vicepremier dice che “è arrivato il momento di far parlare i fatti. Bisogna iniziare a eliminare le “classi pollaio”, quelle dove alunni e insegnanti sono costretti a fare lezione in 30 – a volte anche di più – in un’aula, una piaga in particolare del sud”.
E quello di ridurre le dimensioni delle classi è solo “il primo dei disegni di legge che dobbiamo portare a casa nei prossimi mesi. I miliardi di euro che abbiamo stanziato nel 2019 per l’edilizia scolastica devono essere solo l’inizio. I fondi per nuovi laboratori devono almeno raddoppiare. Quindi impegniamoci di più come Governo”.
“Tutto il Governo e tutto il Parlamento hanno solo da imparare da insegnanti, alunni, famiglie e tutto il mondo della scuola per come hanno resistito in questi anni a tutti i tagli e a tutti gli attacchi che hanno subito da parte dei vecchi Governi”, specifica il vicepremier.
“Ci sono insegnanti che si svegliano alle 5 del mattino per preparare la lezione, per studiare e aggiornarsi, per conciliare i tempi del lavoro con quelli per la famiglia. Loro sì che hanno diritto di dirci “impegnatevi di più”. Noi no!”, conclude Di Maio.
Le parole del leader politico pentastellato non passeranno inosservate. Toccherà probabilmente all’altro vicepremier, Matteo Salvini, cercare di dirimere una questione che con il passare delle ore si sta rivelando sempre più complicata.
Nel Sud, infatti, il M5S vanta un numero impressionante di attivisti, di cittadini che lo sostengono e di lavoratori della scuola, soprattutto tra gli insegnanti: il Movimento non può permettere al numero uno dell’istruzione pubblica di dire loro che devono impegnarsi di più e che se c’è un gap da colmare rispetto al Nord non è un problema di soldi.
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