Sono due gli elementi su cui rivolgere l’attenzione nell’indagine Ocse – Talis condotta quest’anno.
Il primo – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, commentando i dati dello studio internazionale – riguarda la soddisfazione per il proprio lavoro: il 94 % degli insegnanti italiani (al di sopra della media internazionale del 91%) è soddisfatto di ciò che fa.
Gli insegnanti sanno di essere partecipi del percorso educativo e formativo dei ragazzi, di essere protagonisti di una importante funzione, questo dà loro grande soddisfazione. Rifletterei – aggiunge Di Menna – su questo fatto positivo. E’ una grande opportunità. Chiunque potesse contare su un capitale umano così soddisfatto della propria professione, lo dovrebbe considerare una vera risorsa.
Da qui il secondo elemento da evidenziare: gli insegnanti italiani, contenti del loro lavoro, non percepiscono invece, il riconoscimento da parte della società. Il dato – continua Di Menna – è presente in tutti i Paesi del mondo, dove la richiesta di maggiore considerazione è diffusa ma in Italia va oltre la media (è pari all’88%) al punto da rappresentare una vera emergenza. Gli interventi che il Governo deve fare per rilanciare il Paese e rispondere all’emergenza educativa che c’è, è quello di dare fiducia alla scuola e sostenerla.
Come fare? Indicherei, partendo dal presupposto che la questione retributiva è questione prioritaria, mette in chiaro il segretario della Uil Scuola, tre strade concrete da percorrere,:
1. Negli interventi di modernizzazione del Paese si scelga di partire dalla scuola.
Ad esempio se si vuole portare il paese ad una più elevata digitalizzazione, serve la banda larga: si cominci dalle scuole.
Se gli insegnanti e il personale della scuola percepiranno un cambio di passo rispetto alle priorità e alla concretezza degli interventi saranno pronti e disponibili a rinnovare e aggiornare per primi.
2. Riforma dell’amministrazione. La scuola è ancora sotto il peso di una burocrazia opprimente, lo stesso decreto di riforma della PA, entrato in vigore oggi, non interviene minimamente in questo aspetto. E’ ancora un luogo di carte e di ministeri che si controllano tra di loro e si scrivono all’infinito.
3. Trasformazione del Ministero dell’istruzione da attuale organo gestionale e amministrativo in organo di monitoraggio e di supporto tecnico alle scuole.
Si tratta di cambiamenti di prospettiva che possono cambiare la percezione che gli insegnanti hanno di come la società considera il loro ruolo.
Il Governo eviti di fare interventi sulla scuola decisi a tavolino – aggiunge Di Menna – nel chiuso delle stanze ministeriali, perché il rischio di creare problemi piuttosto che risolverli è molto alto e la difficoltà in cui gli insegnanti operano quotidianamente rappresenta ancora un nervo scoperto.