Spetta l’indennità di accompagnamento dell’Inps per i bambini che sono affetti dal diabete e sono insulino-dipendenti. A deciderlo è la Corte di Cassazione (ordinanza n. 7032, quarta sezione civile), che ha ribaltato la decisione del Tribunale di Sondrio che con sentenza del 2020 aveva negato il sostegno economico in favore della figlia di una lavoratrice costretta ad assentarsi quotidinamente dal lavoro per raggiungere la bimba a scuola e somministrarle l’insulina.
Per la Suprema Corte, “l’incapacità richiesta per il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento non è commisurata al numero degli elementari atti giornalieri, ma alla loro incidenza sulla salute del malato e sulla sua dignità come persona“.
“Anche l’incapacità di compiere un solo genere di atti – proseguono i giudici – può attestare, per la rilevanza di questi ultimi e l’imprevedibilità del loro accadimento, la necessità di una effettiva assistenza giornaliera“.
Sulla base di quanto sopra, secondo la Cassazione il Tribunale di Sondrio avrebbe sbagliato “nella parte in cui disconosce il diritto all’indennità di accompagnamento, solo perchè la minore conduceva una ‘vita normale compatibile con la sua età, nel periodo in cui necessitava dell’assistenza della madre per l’assunzione dell’insulina“.
L’impossibilità di compiere gli atti della vita quotidiana, a detta dei giudici, deve essere intesa anche “alla luce dell’età, delle condizioni psicofisiche” della persona che chiede l’accompagnamento; quando di mezzo ci sono minori, soprattutto se bambini piccoli, è necessario tenere presente quando ancora non possiedono “la capacità di intendere il significato, la portata, la necessità, l’importanza degli atti quotidiani”. dai quali dipende “la salvaguardia della propria condizione psicofisica“.