Home Generale Diario di un preside, libro di Giolo sul “Senso della scuola”

Diario di un preside, libro di Giolo sul “Senso della scuola”

CONDIVIDI

Breaking News

February 18, 2025

  • Concorso scuola annullato, Valditara: “Situazione risolta rapidamente 
  • Gite scolastiche: classe accompagnata da pochi adulti non parte, 25 studenti sospesi perché uscivano dal loro albergo di notte 
  • Decreto Milleproroghe, Gilda: inutili risorse aggiuntive per tutor e orientatori, misura spot 
  • Studente 16enne va in bagno a scuola e scompare lasciando il telefono in aula: ritrovato mentre vagava in strada 

Anche i presidi hanno un loro mondo professionale da svelare. Che può sembrare una banalità, ma che in effetti non lo è, se si considera la funzione che svolgono ogni giorno di mediazione fra scuola e territorio, inseganti e alunni, personale e fornitori, mentre in primo piano ci sono sempre le esigenze degli studenti con le famiglie dietro, che vogliono conto e ragione dei risultati dei figli. 

E dopo tante pubblicazioni, nelle quali la scuola è stata messa sotto osservazione de insegnanti interessanti e pronti alle sfide che il proprio lavoro impone insieme ai risultati da fare raggiungere ai loro alunni, ecco il diario quasi giornaliero di un preside sul cui tavolo, ma anche sulla cui persona, vengono a posarsi le mille problematiche che serpeggiano nelle aule dove si cerca di istruire i ragazzi: “Senso della scuola, senso della vita. Diario di un preside per caso”, di Antonio Giolo, Apogeo Editore, 15,00 euro.

Un diario interessante, bisogna dirlo, perché il mondo dell’istruzione è visto da un osservatorio particolare, se non addirittura privilegiato, da un punto di vista strategico, dove il racconto assume contorni più variegati, meno noti e per certi versi talvolta perfino sconosciuti, considerato che per un motivo o per l’atro il preside diventa una sorta di confessore e raccoglitore, non solo di carte, ma soprattutto di confidenze, malevolenze, difficoltà, dubbi, malesseri,  come il giudizio che questo preside deve contenere nei confronti dei prof sessantottini, o almeno di ciò che è rimasto di loro, visto che la maggior parte è ormai fuori dalla scuola. 

E questo mentre risale, ponendosi come il convitato di pietra, dalla stanza del dirigente la domanda: che senso ha fare educazione oggi? Sono pure i prof preda delle semplificazioni che sostituiscono l’analisi critica della realtà? 

Prefato da Brunetto Salvarani e postfato da  Alberto Felice De Toni, questo diario descrive appunto le giornate di un preside, le cui vicende sono difficili da immaginare se non vengono raccontate dal diretto interessato, perché dentro di esse troviamo quegli strani eventi tipici dei blitz guerriglieri dei ragazzi, come quello di picchiare i fascisti da parte di giovani di sinistra o fare uno spogliarello in classe, insieme ad altri mille aneddoti che costellano le giornate dentro le aule o nei corridoi di ogni scuola. 

Ma pure dei docenti si parla e si raccontano aneddoti: talvolta impulsivi, talvolta irragionevoli, talvolta permissivi ma che in ogni caso, taluni di loro, danneggiano l’immagine della scuola e con essa anche quella della sua missione che è appunto quella di promuovere alla conoscenza, alla cittadinanza, alla cultura, alla disponibilità a prepararsi per diventare un giorno classe dirigente.

Afferma l’autore: “Non si è preteso di delineare una scuola ideale, ma neppure di alimentare il pessimismo cronico sulla scuola; si è solo cercato di offrire stimoli, provocazioni, apertura di finestre per chi davanti a sé le vede tutte chiuse, per chi disprezza la pedagogia non avendola veramente mai conosciuta e ancor meno applicata, per chi si rifugia nelle discutibili certezze di un passato lontano. Per chi disprezza i ragazzi e non ne sa cogliere le immense, nascoste potenzialità”.

Per questo il preside “per caso”, anche se oggi non c’è più la figura dell’incaricato, disserta con veduta ragione e autorevolezza, dando pure indicazioni e proposte didattiche per il buon volere di professori e studenti, per evitare errori e migliorare l’humanitas di ciascuno.

“Un insegnante, soprattutto se dispone di molte ore di lezione nella stessa classe, può avere un ruolo decisivo. Le classi le distinguo- si legge sul libro di Giolo- in base ad alcuni insegnanti-chiave, nel bene e nel male: se sanno “governare la situazione”, adottare le metodologie appropriate agli allievi, farsi amare, o se, invece, lasciano campo libero ai ragazzi più rozzi, violenti, ignoranti e si rifugiano in aride lezioni che quasi nessuno segue. 
Talvolta pure gli “insegnanti bravi” escono esausti dalle aule, senza voce e svuotati di ogni energia, ma sono contenti del loro lavoro, sanno di seminare nella vita dei loro allievi, di mettere pietre fondamentali nella costruzione del loro futuro.”