Siamo ormai tanti studenti che esprimono la loro preoccupazione per un esame avente oramai valenza simbolica, che sancirà il passaggio all’età adulta.
Naturalmente in tempi così duri, lo stress a cui siamo sottoposti è altissimo; ci auguriamo veramente che non abbiate o che stiate affrontando situazioni difficili a causa del Covid-19.
L’esame di Stato è da anni fonte di preoccupazione per noi studenti, ma questa volta la situazione è diversa. Non possiamo frequentare i nostri istituti senza correre il rischio di avere serie conseguenze per i nostri cari e noi stessi.
Conviviamo con una realtà che puntualmente ci rattrista e in cima a questo, dobbiamo voltare lo sguardo e concentrarci sull’ esame imminente. Il trauma psicologico è difficile da gestire, come la ricerca degli stimoli per applicarci.
Riteniamo che la Didattica a Distanza, seppur si stia rilevando lo strumento più efficace per garantire la continuità dell’istruzione, non trova una concreta corrispondenza nel nostro sistema scolastico egualitario. Come se non bastasse, numerosi docenti, senza fargliene una colpa, dimostrano una scarsa preparazione per fornire tale servizio di conseguenza la qualità della formazione che ci viene fornita decade.
La soluzione proposta dalla ministra Azzolina permette alle commissioni interne di valutarci sul programma che abbiamo effettivamente svolto, e che chiaramente varia viste le condizioni sopracitate.
Questa soluzione è incoerente con la natura dell’Esame di Stato stesso, mutandolo quasi in un Esame di Classe. Due valutazioni identiche, tratte da ambienti scolastici molto differenti avrebbero lo stesso valore? Se la risposta è no, purtroppo avrebbero lo stesso valore legale. Di fronte all’impossibilità di garantire un esame equo, molte altre realtà europee si sono applicate per toglierlo ed è quello che chiediamo anche noi.
Crediamo che sia più coerente essere valutati su ciò che abbiamo fatto nei 3 anni precedenti. Molti di noi non si presenteranno ad un eventuale esame in presenza.
Lettera firmata
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