Due docenti su tre avrebbero terminato il programma scolastico, anche con il subentrare della didattica distanza negli ultimi tre mesi di scuola: è quanto emerge da un’indagine on line realizzata dal Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD, su un campione nazionale di 500 insegnanti delle scuole primarie e secondarie.
Secondo il 75% degli insegnanti intervistati, quasi tutti gli studenti sono riusciti a seguire costantemente le lezioni on line; il 62% dei docenti è riuscito a portare a termine tutto (o quasi) il programma, e il 56,8% ha considerato la DaD abbastanza efficace in relazione all’apprendimento.
Inoltre, il 56,8% dei docenti ha complessivamente considerato l’attività scolastica online (in rapporto all’apprendimento) abbastanza efficace.
La didattica da casa sarebbe stata “poco o per nulla efficace”, invece, per il 39,6% (43,3% per i prof delle scuole primarie).
“Molto efficace” l’ha considerata appena il 3,7% del corpo insegnante coinvolto.
Decisamente positiva la percezione degli insegnanti sul livello di motivazione da parte degli studenti: il 60% l’ha considerata “buona”, l’11% addirittura “elevata”. Mentre “modesta o nulla” è stata considerato per poco più di un quarto degli insegnanti intervistati.
Dai docenti sono state poco segnalate le difficoltà ad impratichirsi degli strumenti necessari per svolgere le lezioni a distanza o riguardanti la scarsa funzionalità degli strumenti didattici disponibili.
Mentre la “lamentela” maggiore (e quasi unanime) degli insegnati (90,4%) è stata di aver lavorato troppo rispetto al normale.
Ha pesato molto, inoltre, la mancanza di contatto con gli studenti, che diminuisce con l’aumentare del livello scolastico: 91% scuole elementari 77,6% scuole superiori.
A seguire, la difficoltà a ripensare le “verifiche” in un contesto che non poteva garantire che gli studenti non ricevessero aiuti.
In assoluto, gli insegnanti delle primarie hanno registrato una maggiore difficoltà, rispetto ai colleghi delle superiori, a ripensare le lezioni in chiave di didattica a distanza (64,1% contro il 43,7%).
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