Sulla didattica a distanza, su cui il Miur aveva annunciato una rilevazione, cominciano a venire fuori i primi risultati, fra i quali emerge che solo dopo lo scoppio dell’emergenza coronavirus l’82% degli istituti ha provato le lezioni online, a fronte del 18% che lo aveva già fatto in passato: le percentuali sono del Sole 24 Ore.
La ministra Lucia Azzolina infatti, considerata la forzata chiusura delle scuole per evitare la trasmissione del contagio a scuola, avviluppando ancora di più una situazione già pesantissima, ha avviato l’e-learning e di conseguenza anche una pagina web dedicata, mentre dalla settimana scorsa è stato operativo un monitoraggio in cui veniva chiesto ai singoli presidi di rispondere a 24 domande che andavano dall’anagrafica dell’istituto alla dotazione tecnologica, dai device in possesso delle famiglie alle attività a distanza messe in campo.
Dalle anticipazioni pubblicate dal Sole 24 Ore, si viene pure a sapere che il 93% degli alunni è in contatto con attività da remoto, anche se questo include sia l’uso di piattaforme online, sia le “basiche”, come i messaggi via posta/chat /telefono, mentre alcune scuole, o singole classi, sono ancora ferme con una diffusione a macchia di leopardo in tutta Italia.
Inoltre, tra i dati pubblicati risulta che un buon 34% di istituti ha attivato forme di collaborazione “tra pari”, per poter spostare sul web insegnamenti, compiti, valutazioni. degli alunni.
La ministra Lucia Azzolina, nel dare atto alle scuole di essersi «subito messe in moto per reagire a un’emergenza senza precedenti» e ammette che «le difficoltà non mancano»
«Abbiamo istituzioni scolastiche – dice al Sole 24 ore del Lunedì – che sono punte avanzate, altre che faticano di più. Per questo stiamo cercando di intervenire dal primo momento, mettendo a disposizione piattaforme per la didattica a distanza, ma anche risorse per i device e la formazione dei docenti. Abbiamo organizzato webinar e messo in moto gemellaggi».
«È evidente – dice la ministre sempre sulle anticipazioni del Sole 24 Ore – che c’è una riflessione che andrà fatta, alla fine di questo percorso, su cosa non ha funzionato in questi anni nei processi di digitalizzazione del Paese. A scuola, come in altri ambiti. Ma in questo momento dobbiamo andare avanti con ogni mezzo: l’alternativa sarebbe lasciare soli i ragazzi e non lo possiamo permettere».
La nostra testata, per altro verso, ha lanciato un sondaggio per capire se i docenti erano o meno d’accordo su questa nuova forma di didattica così sporadicamente usata ma che, per causa della emergenza Coronavirus, ha dovuto adottare in tutta fretta per non lasciare a se stessi gli alunni, garantendo almeno un minimo di attività.
Secondo il risultato del sondaggio, a cui hanno risposto quasi 1200 utenti, il 71% ritiene di non essere soddisfatto delle attività online condotte fino ad ora, contro il restante 29% di utenti che invece ritengono positive le lezioni a distanza a causa della sospensione delle attività didattiche.
In mezzo ai tantissimi commenti, ci sono anche posizioni “moderate“: “Io credo che la didattica a distanza – ci ha scritto una docente- la dobbiamo considerare per quello che è, una soluzione provvisoria in un caso di emergenza! Usiamola nel migliore modo possibile, ma senza pompare questa attività come se fosse magica, e bisogna capire che alla Primaria è ancora più difficile interagire a distanza, perché occorre la collaborazione attiva di tutte le famiglie!”
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