La didattica distanza? “Non è semplicemente trasportare le stesse cose che faccio in presenza su altri mezzi ma è ripensare alle stesse finalità con modelli didattici e tecnologie differenti”. Lo dice l’esperto a Rai Cultura secondo il quale bisognerebbe farla su quattro punti fondamentali: “in presenza c’è un’accoglienza, poi c’è una parte in cui il docente spiega e poi ci sono attività e un feedback, come ricreare questo a distanza? L’accoglienza ci deve essere, un testo che parla degli obiettivi e delle modalità di lavoro. Poi devo fornire contenuti, ad esempio pagine video.
Le attività: dobbiamo pensare a quali attività svolgere online, lavori di gruppo, scrivere in modo condiviso, disegnare, mandare foto di disegni fatti…Lo studente deve sentirsi attivo. Poi, non deve mancare il feedback”. La videoconferenza deve avere una durata sostenibile e va inframmezzata da video e altri materiali: “La cosa bella è che ho molte più domande online di quelle che avevo in presenza. I ragazzi si sentono più liberi, però va frammentata la lezione, perché la grammatica è diversa”.
Ma non solo, secondo l’esperto, “l’insegnante deve mantenere un rapporto forte con le famiglie, ci deve essere una collaborazione. Il ruolo sociale della scuola dovrebbe essere quello di creare una rete sociale ampia. Prima di avviare qualsiasi attività in rete, occorre fare una analisi di come le famiglie accedono a internet, con quali strumenti, solo dopo posso decidere quale è il canale e quali strumenti utilizzo”.
Fondamentale anche il coordinamento tra gli insegnanti:” Molti mi dicono mio figlio ha 5 insegnanti, ognuno fa lezione in modo diverso. Penso sia importante che si accordino e che propongano una modalità simile, come un contenitore che dà un senso di uniformità”, al pari dell’aula.
Inoltre “Dobbiamo pensare sia al rischio che all’opportunità. L’opportunità è pensare che anche in futuro noi dovremo utilizzare questi strumenti. In questo momento dobbiamo evitare che la non competenza attuale porti a dire che non funziona o che generi frustrazione. Oggi abbiamo la possibilità di sperimentare cose nuove che dovranno rimanere anche quando l’emergenza sarà finita. Dobbiamo evitare che la grande energia dei docenti diventi una frustrazione, mi impegno ma non ho frutti”.
“Oggi la didattica a distanza ha prima di tutto una funzione sociale. Mi accorgo che i miei studenti mandano messaggi anche la domenica, di continuo. E’ anche un modo per superare l’ansia che stiamo vivendo. Viviamo chiusi in casa e viviamo anche delle angosce, e poterle condividere è il modo migliore per esorcizzarle, poter comunicare in rete è importante anche per questo. Noi cercheremo di raccogliere le buone esperienze, crediamo sia molto importante per la scuola ma anche per l’università”.
E’ importante tuttavia “il lavoro di squadra, altrimenti viene percepito all’esterno e si crea quello smarrimento che non ti permette di mantenere il filo costante con famiglie e bambini”, fra l’altro, commentano altri, “quando torneremo a scuola avremo tempo di riflettere. Da questa esperienza usciremo arricchiti ci ha fatto scoprire che abbiamo competenze di cui non siamo consapevoli ma che in una condizione di emergenza abbiamo la forza di metterle in campo e penso che quando torneremo a scuola ci lavoreremo e rifletteremo sopra”.
In ogni caso, la tecnologia di per sé non basta, “non crea di per sé la relazione educativa o l’apprendimento che si cerca in queste occasioni. Bisogna tener conto di esigenze di attenzione, di uso del tempo in maniera efficace. Come la pedagogia in presenza ha le sue regole così l’apprendimento a distanza ha una sua lunga tradizione ormai, è più di un ventennio che esiste l’e-learning, ma ci vuole uno sforzo di riflessione sul contenuto e sull’obiettivo da realizzare” per interessare ragazzi a casa ancora più distratti da videogiochi o serie televisive.
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