Con la ripresa delle lezioni si ripresenterà il problema delle attività da svolgersi con la “didattica a distanza”, che per la verità il Ministero denomina ora “didattica digitale integrata”.
Sul tema la ministra Azzolina ha anche emanato le Linee Guida che però non hanno passato il vaglio del CSPI.
Molti, infatti, sono stati i rilievi del Consiglio superiore dell’istruzione che ha sottolineato incongruenze anche di natura pedagogica e didattica.
Nelle ultime ore il parere del supremo organo collegiale della scuola è stato ripreso anche da Luca Cangemi, segretario nazionale del Partito Comunista Italiano, che afferma: “Il CSPI non è un comitato rivoluzionario. È un organo istituzionale, previsto dalla legge, che formula pareri obbligatori. I suoi membri sono eletti dalle componenti della scuola o nominati dallo stesso ministro. Un organo così fatto, prudente per definizione, ha emesso, all’unanimità, un parere durissimo sullo “Schema di decreto del Ministro dell’istruzione di recepimento delle linee guida recanti le indicazioni per la progettazione del Piano scolastico per la didattica digitale integrata (DDI)”.
Si tratta – sostiene Cangemi – di “una raffica di critiche (del tutto condivisibili) che testimoniano la gravità delle scelte assunte.
Viene fatta a pezzi sul piano didattico la previsione di dividere le classi a metà, collegandone una parte da casa (molte scuole superiori già si stanno organizzando a adottare questa metodologia, dopo le “suggestioni” ministeriali)”.
Particolarmente rilevanti, sempre secondo Cangemi, sono le critiche che sottolineano come le Linee Guida “interferiscano arbitrariamente in ambiti contrattuali e legislativi” senza peraltro fornire “indicazioni su questioni importanti come le attività di laboratorio”.
C’è poi da segnalare un altro dato importante: il CSPI aveva suggerito la necessità di predisporre una piattaforma digitale pubblica gestita direttamente dal Ministero e da mettere a disposizione delle scuole per lo svolgimento delle attività didattiche a distanza, anche a tutela della privacy di alunni e docenti e a garanzia del fatto che i dati personali non vengano utilizzati a scopi commerciali in modo diretto o indiretto.
“Insomma – conclude Cangemi – una bocciatura umiliante per il testo ministeriale (e per quasi tutto quello che è stato fatto in questi mesi)”.
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