Attualità

Didattica a distanza, anche questa modalità è “vita di classe”

Riprende oggi la scuola, dopo alcuni giorni di riposo in casa per le vacanze pasquali.

Una scuola a distanza, ma una scuola, lo abbiamo compreso, a tutti gli effetti.

Col decreto legge del 6 aprile scorso, infatti, questa modalità di fare scuola “a distanza” è stata riconosciuta alla pari della didattica “in presenza”.

Anche questa modalità, cioè, è vita di classe.
Noi, come tutte le scuole italiane, abbiamo seguito ed inseguito il massimo possibile, per garantire il meglio, pur nelle difficoltà e nei limiti che conosciamo.
E questo “massimo possibile” è migliorato giorno dopo giorno, grazie alla disponibilità, alla responsabilità-passione-dedizione di ciascuno.

Mi sia consentito ripetere anche qui il mio e nostro “grazie” per il prezioso supporto al team digitale e ai nostri tecnici. La scuola, poi, ha cercato di supportare il comune impegno con strumenti messi a disposizione di studenti e docenti che ne avessero fatta richiesta.
Ora tutti sono nelle condizioni, mi auguro, per un lavoro didattico adeguato, sapendo comunque le difficoltà che rimangono, soprattutto per le connessioni.

Come stile di scuola, che ci siamo dati nel Ptof di istituto, sappiamo, infine, che l’interazione è la nostra stella polare, nel senso che non c’è didattica senza relazione, interscambio, reciprocità, contatto anche visivo, dialogo quotidiano.
Rimane un punto, che tocca il cuore della motivazione di ciascuno: parlo della prospettata promozione di tutti negli scrutini (reali o in streaming) di giugno.
Sul piano formale questa promozione è stata dichiarata per tempo, nel citato decreto legge.

Ma questa, ovviamente, non ci esime dalla corresponsabilità del lavoro didattico e culturale ordinario, giorno dopo giorno, sino alla fine dell’anno scolastico a giugno.

Se la promozione è comunque assicurata, c’è un dato positivo che possiamo cogliere in questa decisione, motivata dalle tante difficoltà che tutti conosciamo?
Credo che un dato positivo ci sia: che si può sperimentare che non si studia per il voto, ma per l’apprendimento, per il sapere, per il gusto del sapere.

In poche parole: non si studia per il voto, ma che è in virtù del voto che possiamo farci aiutare a migliorare il nostro studio.
Il che non significa quindi, che non ci sono e non ci saranno valutazioni. Anzi, queste valutazioni continueranno ad essere segnate dai docenti, e saranno differenziate secondo il merito di ciascuno. Poi nei verbali degli scrutini di giugno saranno appuntate le situazioni di ognuno, per consentire, da settembre, una memoria attenta del lavoro didattico pregresso e vincolare alle proprie responsabilità.

Questo è, cioè, un atto di equità che vincola tutti, studenti e docenti.

Ma è un atto di equità perché farà sintesi tra partecipazione al lavoro “a distanza” e risultati via via maturati sullo stesso lavoro didattico personalizzato.
Rimane sullo sfondo, lo ripeto, la comune percezione del valore in sè dell’atto culturale, dell’approfondimento, della valorizzazione dello spirito di ricerca, del gusto critico.

Mi auguro che nella interazione non si perda mai questo impasto di sfondo culturale e buona prassi didattica.
È la parte più bella, più coinvolgente della vita della scuola, che sia in presenza o a distanza.

Auguro a tutti e a ciascuno di proseguire col lavoro quotidiano con la stessa tensione etica che ho visto in tanti, in molti, in ciascuno.
Sapete che, in caso di bisogno, il vostro preside c’è, è sempre a disposizione.

Gianni Zen

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