I dati raccolti dall’Istituto di ricerca Demopolis per conto dell’impresa sociale Con i bambini forniscono un quadro ampio e articolato su quale sia oggi l’opinione di genitori, insegnanti e cittadini comuni sulla didattica a distanza: solo il 30% ne dà una valutazione positiva; percentuale che passa al 34% fra i genitori con figli in età scolare e al 48% fra gli insegnanti.
Ma quali sono secondo gli intervistati i punti deboli della DAD?
Secondo il 73% l’aspetto più critico sarebbe dato dalla distrazione degli studenti durante le lezioni (73%); ma ci sono anche la complessa situazione emotiva dei ragazzi (63%) e la scarsa dotazione tecnologica delle case (51%).
Dall’indagine emerge anche un altro dato importante: nonostante l’impegno delle scuole e le importanti risorse stanziate, il 16% di ragazzi si collega ancora oggi da smartphone, mentre il 41% dei genitori ammette aver avuto difficoltà a causa di connessioni o dispositivi insufficienti.
Fra i problemi più complessi da risolvere genitori e insegnanti segnalano la tendenza dei bambini e dei ragazzi all’isolamento e all’abbandono della vita sociale.
“In questo contesto – si legge nella presentazione della ricerca – riscuote pieno successo la proposta del Ministro dell’Istruzione Bianchi di aprire le scuole in estate, con la programmazione di attività destinate a bambini e ragazzi”; il 70% degli intervistati da Demopolis condivide la proposta di tenere aperte le scuole fino alla fine del mese di luglio per organizzare attività educative per ragazzi e bambini, con il coinvolgimento di educatori e operatori specializzati.
“In quest’ultimo anno – commenta Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini – la didattica a distanza ha tenuto in piedi un’idea di scuola seppur con molte difficoltà per famiglie, ragazzi e insegnanti. Come emerge chiaramente dall’indagine, oltre ai deficit di accesso e inclusività, una preoccupazione diffusa riguarda il contesto emotivo e relazionale di bambini e ragazzi”.
“Dobbiamo recuperare la dimensione affettiva e di socialità perché l’esperienza vissuta con grande responsabilità da bambini e ragazzi è pari solo a quella dei loro bisnonni – aggiunge ancora Marco Rossi-Doria – e non può essere però solo un compito della scuola, perché l’educazione dei minori è una responsabilità di tutta la comunità”.
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