La richiesta sindacale di ritiro della “circolare Bruschi” sulla didattica a distanza sta provocando anche reazioni contrarie.
Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura della Camera, non ha dubbi: “Trovo stupefacente la richiesta sindacale di ritirare la nota sulla didattica a distanza e di essere ricevuti dal ministro. In questo momento di emergenza nazionale tutti stanno facendo la propria parte. Le scuole autonome, i dirigenti, i docenti e il personale Ata sono in prima linea per garantire a bambini e ragazzi che la scuola continui a essere quella comunità votata ad un percorso educativo non solo nozionistico”.
La nota del 17 marzo, secondo Toccafondi, nel rispetto dell’autonomia scolastica e della libertà di insegnamento, fornisce “indicazioni per supportare chi ha meno dimestichezza con la didattica a distanza e per dare omogeneità e coerenza alle iniziative delle singole scuole”.
Un gruppo di dirigenti scolastici di diverse scuole d’Italia, tutte molte attive in percorsi di innovazione seguiti e monitorati dallo stesso Indire, ha sottoscritto un documento in cui chiamano in causa sia il comunicato dei sindacati del comparto sia quello dello Snadir.
“Noi dirigenti sindacali vorremmo farvi avere un messaggio semplice: vergognatevi, e abbiate la dignità di tacere”.
“La nota Bruschi – scrivono – fornisce linee guida di buon senso oltre che di impatto organizzativo e didattico, che aiuteranno le scuole a non lasciar indietro nessuno. E’ un documento di carattere pedagogico che dimostra un’attenzione specifica alla qualità del servizio di istruzione in condizioni di emergenza. Conferma che la scuola è per gli studenti”.
“È ora di smetterla di trincerarsi dietro il contratto – scrivono ancora i dirigenti – generando l’idea che si stia facendo volontariato nel portare avanti la didattica a distanza. Stiamo solo facendo il nostro lavoro. In questi giorni assistiamo al rientro in servizio di anziani medici in pensione e all’assunzione immediata di giovani appena laureati, che si mettono al servizio del Paese. C’è un esercito di personale della sanità in prima linea, che corre rischi abnormi, fino a sacrificare la propria salute e la vita”.
“Non ci sono dirigenti contro docenti – concludono – c’è la scuola. Tutta. Lavoriamo e stiamo zitti, invece di alzare la voce per fare retorica, disquisendo sui termini quali sospensione delle attività didattiche o chiusura delle scuole”.
L’Anp prende posizione con un comunicato in cui non manca l’ironia, già a partire dal titolo (“Pavlov è vivo”)
L’organizzazione di Antonello Giannelli così commenta la reazione unitaria dei sindacati alla nota ministeriale in materia di didattica a distanza: “E’ tanto immediata ed automatica da evocare riflessi pavloviani, in un momento e in un contesto in cui sarebbero invece auspicabili atteggiamenti ben più meditati e consoni alla gravità del passaggio in cui ci troviamo”.
Usando toni più seri Anp sottolinea che la “pretesa” sindacale che la questione venga affrontata in sede di confronto fra le parti è del tutto infondata: “E’ poi contestabile l’assunto stesso da cui ci si muove: che si tratti di organizzazione del lavoro. No, qui si tratta della natura del lavoro, dei suoi obiettivi e dei suoi metodi. Qui è scontato che le lezioni non riprenderanno di fatto e, nella migliore delle ipotesi, prima di Pasqua: e sono in molti a pensare, magari senza dirlo, che più probabilmente si va a maggio o che forse, per quest’anno, le lezioni in classe sono pure finite”.
Anche se poi le stilettate continuano: “Di fronte a un tale scenario, che rischia di compromettere, con l’anno scolastico, anche il futuro di un’intera generazione di giovani, cosa ci sa dire il sindacato? Fermi tutti, dovete discuterne con noi! Tanto varrebbe aprire una vertenza con il virus in persona, che ha sconvolto unilateralmente l’organizzazione di tutto il mondo del lavoro senza confrontarsi con i sindacati”.
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