La scuola dalla DaD alla DDI, guardando al dopo emergenza.
È uno degli aspetti che è stato trattato dal Censis nel capitolo riguardante i processi formativi del 54° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2020.
Secondo l’82,1% dei quasi 3.000 dirigenti scolastici (per l’esattezza 2.812) intervistati nel mese di aprile, quindi in pieno lockdown, le differenti dotazioni tecnologiche e la diversa familiarità d’uso sono stati un ostacolo sia tra i docenti che tra gli studenti. Ed inoltre è emerso con evidenza che di fronte all’emergenza, solo pochissimi istituti scolastici erano attrezzati per rispondere alla domanda di didattica a distanza.
Altro aspetto emerso dal rapporto è che la maggioranza dei DS (74,8%) ritiene che la didattica a distanza abbia di fatto ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti.
È stato anche riconosciuto l’impegno assunto da parte dei genitori, soprattutto del primo ciclo, che hanno dovuto accompagnare i propri figli in questo periodo difficile, anche dal punto di vista dell’apprendimento.
Emerge comunque la convinzione in quasi la totalità degli intervistati che la DaD sia stata una sperimentazione utile per l’insegnamento. Secondo l’84,3% in futuro vi si ricorrerà più spesso, in modo integrato con le attività in aula.
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