Con un lungo comunicato di poche ore fa, Cisl Scuola interviene sulla polemica sulla didattica a distanza.
“Non ci siamo mai opposti all’organizzazione di forme di didattica a distanza, che infatti sono state immediatamente attivate in moltissime realtà; né sono mancate prese di posizione e interventi concreti da parte nostra nelle quali alla DAD non solo non viene posta alcuna obiezione, ma la si definisce risorsa preziosa, su cui intervenire efficacemente anche a emergenza superata, rafforzandone la consuetudine e le connesse necessarie competenze, come opportunità di arricchimento dell’ordinaria modalità di agire della scuola pubblica, che deve naturalmente essere quella della didattica in presenza, col valore che alla relazione interpersonale diretta va riconosciuto per l’efficacia e la qualità dell’azione educativa. Di questo atteggiamento dà testimonianza l’attivazione immediata, sul nostro sito, di una pagina che fin dal titolo (La scuola che non chiude) chiarisce esattamente il nostro pensiero e il nostro intento nella presente drammatica situazione”.
La segretaria nazionale di Cisl Scuola, Maddalena Gissi, ribadisce però quanto già dichiarato nel comunicato unitario di pochi giorni fa con il quale i sindacati del comparto chiedevano l’immediato ritiro della circolare di Marco Bruschi sulla didattica a distanza.
Afferma infatti Gissi: “Premesso questo, le obiezioni alla circolare 388 e la richiesta di poterla ridiscutere non sono affatto interpretabili come la pretesa di lasciare le scuole senza indicazioni: al contrario, anche in questo caso, nascono dalla necessità e dall’urgenza di dare indicazioni che tengano debitamente conto della concreta situazione in cui le scuole si trovano ad agire, offrendo realmente un contributo al superamento delle tante difficoltà e dei problemi con cui ci si misura, non innescandone di ulteriori, come è facile che accada quando prevalgono nell’organizzazione del lavoro burocratismi e fiscalismi”.
Ma c’è nel comunicato della Cisl una nota polemica nei confronti dei 10 dirigenti scolastici che avevano sottoscritto una nota di protesta nei confronti dei sindacati (nota che, detto per inciso, ha intanto raccolto già 2.500 firme, quasi certamente in modo “trasversale” coinvolgendo cioè dirigenti e docenti anche iscritti alle organizzazioni sindacali del comparto).
Si legge infatti nel comunicato: “Forse non vale la pena spendere fatica per convincere di questo chi ha colto l’occasione, in questi giorni, per dare sfogo a pregiudizi e preconcetti costitutivi del suo pensiero in materia di dialogo sociale: ma un sano esercizio delle relazioni sindacali, anche e soprattutto in tempi di emergenza, non è perdita di tempo, se aiuta a rafforzare la condivisione di obiettivi e il comune sforzo per raggiungerli”.
E c’è anche una considerazione sul tema cruciale della valutazione: “Questo – afferma Gissi – è terreno sul quale sarebbe indispensabile non avventurarsi in mancanza di ben più approfondite considerazioni, non riducibili certamente alla partita tra favorevoli o contrari al 6 politico. Ci sono implicazioni, come è noto, che vanno attentamente considerate sul piano giuridico, se si vuole evitare il rischio di intasare di ricorsi le aule dei TAR”.
E poi una conclusione con la quale la Cisl vuole forse rimarcare il fatto che il comunicato unitario non deve far passare sotto silenzio le differenze fra le diverse sigle: “E’ abitudine diffusa, quando si parla dei sindacati, fare d’ogni erba un fascio. Con tutto ciò che ne consegue in termini di equilibrio e onestà di giudizio. I sindacati nella scuola sono davvero tanti. Per fortuna ci sono regole che dovrebbero consentire anzitutto di distinguerne la rilevanza. E poi, in una realtà plurale come per fortuna la nostra continua a essere, ci sono le differenze, talvolta non di poco conto, anche fra le sigle più rappresentative, oggi impegnate responsabilmente ad agire col massimo di unità”.
Come dire, sia al personale della scuola sia a chi si occupa di informazione: leggete bene i comunicati sia quelli unitari sia quelli firmati singolarmente perché spesso, anche su questioni cruciali, i sindacati non la pensano davvero tutti allo stesso modo.
Un modo elegante per smarcarsi dai toni più accesi contenuti nel comunicato “incriminato” e forse in tanti altri documenti unitari.