Sta per concludersi l’anno scolastico che ha visto affacciarsi nelle nostre vite la drammatica contingenza legata al Covid-19: la Didattica a Distanza si afferma ormai come protagonista della vita scolastica del Paese.
Come la vivono gli insegnanti?
Alcuni la patiscono: la mole di lavoro aumenta, seguire gli alunni da così lontano – eppure da così vicino da entrare nello loro case mentre, ancora in pigiama, fanno colazione – è una novità per tutti.
Per altri, però, diventa anche banco di prova per sperimentare nuove possibilità.
Vero è che, nell’attività didattica, la presenza fisica è insostituibile: il rapporto concreto fra gli alunni e i docenti non può venire meno, poiché ha una funzione legata sia alla conoscenza, sia alla formazione umana, sociale e civile, nel microcosmo relazionale che si può creare solamente tramite l’interazione reale. Essa non è fatta solo di parole o di immagini trasmesse, bensì anche di gesti e di sguardi, di reazioni non mediate che restituiscono il senso dell’appartenenza all’entità plurale e protetta della classe, in cui ciascun individuo esprime se stesso e cresce.
Eppure il Web si rivela una risorsa sempre più gravida di possibilità anche per il nuovo mondo della scuola che si va configurando: se ben utilizzato, può integrarlo in modo proficuo.
Molti noti divulgatori hanno una formazione accademica di spessore: fra i più conosciuti, si annoverano i canali scientifico-culturali e di debunking di Massimo Polidoro, segretario nazionale del CICAP, oppure quelli marcatamente scientifici di Dario Bressanini, di Costanza Polastri (Polynerdeia), di Marco Coletti (La fisica che non ti aspetti), di Adrian Fartade (Link4Universe) e dell’astrofisico Amedeo Balbi, di Giacomo (Entropy for life), di Willy Guasti (ZooSparkle), del chimico Barbascura X; quelli filosofico-culturali di Riccardo Dal Ferro (Rick DuFer) e di Roberto Mercadini; senza contare le decine di conferenze del Professor Alessandro Barbero, divenuto grande divulgatore senza alcun canale social personale, grazie all’entusiasmo dei suoi seguaci che caricano le registrazioni del suo verbo sul Web.
Molte figure altamente specializzate, quindi, hanno fatto fruttare la passione per la propria specialità investendo tempo ed energie nella divulgazione, raccogliendo un seguito di migliaia, decine o centinaia di migliaia di follower.
E gli insegnanti?
Siamo giovani. Siamo appassionati. Moltissimi di noi sono già impegnati in attività d’avanguardia.
Oggi anche gli insegnanti imparano a investire nella comunicazione telematica, ingrossando le fila di coloro che, sul Web, divulgano contenuti culturali in svariati ambiti. I più curiosi e versatili si mettono alla prova non solo nell’attività scolastica prevista dalla Didattica a Distanza, ma anche nella divulgazione di materiale utile all’approfondimento dei più svariati aspetti culturali. Fra i divulgatori scientifici e culturali citati sopra, alcuni sono anche docenti.
A questi si aggiungono i molti e utili video della piattaforma Treccani Scuola, su YouTube da anni; canali come quello del Dottor Giuseppe Cùscito (Cùscito, Ergo Sum), ricercatore universitario che si dedica all’approfondimento di tematiche storico-linguistiche e culturali relative al metodo di ricerca e all’esegesi biblica; o il canale YouTube Insegnanti Si Diventa, che si occupa di discipline storico-filosofiche e delle più svariate implicazioni dell’insegnamento; o, ancora, i due canali omonimi Sulle Spalle dei Giganti, che, sui vari social, approfondiscono questioni di cultura, con particolare attenzione a quella classica. Molti altri si sono ritagliati da tempo una nicchia culturale e un più o meno esteso séguito di estimatori nel mare magnum del web: ben più dei pochi citati mettono a frutto le proprie passioni e le proprie conoscenze in attività che, condotte per piacere personale, hanno un elevato livello culturale.
Rifletto sulla mia esperienza personale, da insegnante.
Già da tempo avevo iniziato a curare, per mera passione, un canale su YouTube, Facebook e Instagram: Orientale Sicula. Ovviamente mantenevo ben separata l’attività sui social da quella scolastica. Tuttavia, l’emergenza Covid mi ha indotta a servirmene anche come supporto didattico, dal momento che essa si dedica ad argomenti storici, linguistici, letterari, artistici, culturali in genere, e si è rivelata utile a diversi studenti. Pertanto, benché continui a essere un’attività ricreativa, parallela ed esterna a quella scolastica (e intendo mantenerla tale), da alcuni mesi la integra in modo funzionale.
Per questo mi sorge il pensiero: ferma restando la priorità della didattica in presenza, questa attività sui social, non formale ma varia, duttile e aperta alle più ampie possibilità, forse anche più vicina ai giovani, non remunerativa ma appassionante, può costituire un’integrazione stimolante alla Didattica a Distanza?
Per nutrire “l’ardore (…) a divenir del mondo espert[i]”, poiché “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.
Bruna Lucia Giliberto
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