“La scuola e l’università sono comunità: e hanno senso solo se lo rimangono, e non si riducono a somme di solitudini. La loro funzione non è rovesciare contenuti nella testa di uno studente (magari usando lo schermo del tablet come un imbuto), non è preparare ad una professione né rilasciare un titolo né valutare gli studenti: ma è quella di insegnare il pensiero critico. E dunque in un momento in cui ogni famiglia italiana è necessariamente, quanto istericamente, connessa alla rete (per informarsi, per distrarsi con serie e film, per comunicare con amici e parenti…), la scuola e l’università forse farebbero meglio a scegliere la strada della decompressione tecnologica e della liberazione mentale. Liberare dalla gabbia della individualità, invece che contribuire a consolidarla” (Moreno Montanari)
Chiarimenti ai dubbi degli studenti.
Ai giovani animati dal desiderio di studiare, di andare avanti, impazienti nell’affrontare questo momento, chiedo di fermarsi e riflettere su alcune cose.
È naturale che abbiate preoccupazione per il vostro futuro scolastico, per gli esami e quant’altro ed è ammirevole la vostra volontà di impegnarvi e continuare nel percorso verso la conoscenza e il sapere, mi viene spontaneo però dirvi che, in un momento come questo, di incertezza, oltre che di dramma umano, il sapere e tutte quelle cose che da sempre vi abbiamo insegnato devono esserci di aiuto per comprendere la reale portata degli eventi.
È dannoso, a mio parere, pensare che in questo momento si possa continuare a fare quello che si faceva prima, voi stessi vi state rendendo conto che intercorre un’enorme differenza tra lo stare in classe e seguire la lezione e fare questo attraverso un computer, ciò non vuol dire che non dobbiate essere seguiti dai vostri insegnanti anche a distanza, che non dobbiate continuare a studiare, ma bisogna riflettere su alcuni punti:
1. Tutto quello che è successo finora è avvenuto con troppa rapidità perché ci si potesse organizzare a dovere
2. La didattica a distanza è un giusto supporto in questo momento di difficoltà, ma non può sostituire l’efficacia della didattica in presenza, quindi è bene essere consapevoli che quello che state svolgendo in questi giorni sono delle attività “pro tempore”, in attesa di tornare alla normalità, pertanto è inutile e anche “pericoloso” elogiarne gli effetti, come accade in certi siti di giovani studenti che invocano il lavoro online come la panacea di tutti i presunti mali della scuola
3. All’impazienza dei giovani e ai detrattori del metodo tradizionale della didattica, vorrei dire che insegnare non equivale a trasmettere solo, asetticamente, nozioni, ma significa prima di tutto “educare”, condurre verso qualcosa, cioè l’insegnamento ha una finalità morale che nessun computer è in grado di dispensare
4. Infine, pur encomiabile la vostra meravigliosa volontà di conoscenza, vorrei che vi fermaste a riflettere sulla drammaticità di questo momento storico. Se importante è che la scuola sia la fonte della trasmissione del sapere, è altrettanto fondamentale che in questo sapere siano compresi i valori della compassione, della sensibilità, della solidarietà. In questo momento tante persone stanno lottando tra la vita e la morte, tante persone sono in difficoltà estreme, tante si ammalano per salvare vite umane, capite bene come la salute, ora, sia ben più importante della preoccupazione delle lezioni, degli esami e dei compiti. Essere sensibili significa che tutte quelle lezioni che da sempre abbiamo svolto in classe non sono state inutili, significa che abbiamo educato giovani responsabili e compassionevoli, e non piccoli automi egoisti che pensano solo a se stessi, al loro futuro e a quello che devono fare, anche perché da fare c’è poco, se non aspettare di capire come questa situazione si evolverà. In questo momento salvare una vita umana è molto più importante di una valutazione, di un compito, di una spiegazione. In questo momento si deve essere uniti per fare andare avanti la sopravvivenza del genere umano, di qualsiasi età, ogni altra questione, capite, è secondaria.
Il vostro contributo può essere grande, se pensate che avete genitori e nonni che stanno rischiando anche loro la vita, che la vita di tutti corre lungo un filo sottilissimo e che, in questo momento, è ben più importante rinforzare quel filo e stare vicino, anche col pensiero, a chi soffre, dimostrando empatia, anziché inseguire il freddo calcolo della ragione egoistica, l’accumularsi caotico di nozioni, l’assenza di orizzonte nella trasmissione delle stesse.
C’e solo da avere pazienza. Approfittate di questo tempo per dedicarvi a tutto quello che non avete mai fatto, anche a stare da soli con voi stessi, a studiare individualmente senza l’aiuto di un insegnante, senza bisogno “della manina che vi conduce”, come da sempre a me piace dirvi, imparare l’autonomia e l’autorganizzazione, “competenze” che la vera scuola dovrebbe fornirvi.
Dedicate tempo alle letture, talvolta si impara di più attraverso un libro, in solitudine, che ascoltando distrattamente una lezione. È vero che ci rendiamo conto dell’importanza delle cose quando non le abbiamo, ora vi manca la scuola, vi mancano gli insegnanti, i compagni, tuttavia questa difficoltà che stiamo vivendo non è dipesa da nessuno e tutti siamo “nuovi” all’esperienza.
Correre verso obiettivi che finora non riusciamo a intravedere, non serve molto, serve che continuiate a tenere acceso il fuoco della vostra passione, lo dico perché so che tra voi ci sono quelli appassionati della scuola e degli insegnamenti, ma che teniate accesi anche il fuoco della compassione, dell’empatia, della solidarietà. Se dopo questo, si dice, ci sarà un mondo nuovo, a voi, principalmente, è dato il compito di contribuire a renderlo migliore, per fare questo vi occorre molto di più di un sapere tecnico filtrato da un disositivo informatico. “Patientia” è un vocabolo latino che, a sua volta, deriva dal greco, vuol dire fermarsi, vuol dire sopportare, soffrire in nome di qualcosa di più alto, di piu nobile che nell’attesa dobbiamo cercare di coltivare.
Rosi Bartuccelli
docente di Lettere, Liceo Scienze Umane, “G.Rechichi”
Polistena (Rc)