Non si tratta certo di una novità. Ma adesso ci sono i dati estrapolati da un’inchiesta promossa e condotta dalla FLC-CGIL in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’Università di Roma Sapienza e l’Università di Teramo: la didattica a distanza non piace ai docenti che preferiscono senza dubbio la “vecchia” lezione in presenza.
In base a tali risultati la didattica a distanza ha avuto in impatto negativo sulle condizioni di lavoro per la maggior parte dei rispondenti. Ne deriva che, per circa due docenti su tre (64,7%) il carico di lavoro è aumentato in modo rilevante in seguito al passaggio alla didattica a distanza.
Nello specifico, la ricerca evidenzia che tra le lavoratrici, si registra un aumento dei carichi di lavoro maggiore rispetto alla platea maschile (un aumento rilevante per il 67% delle docenti contro il 57% dei maschi); i carichi di lavoro sono aumentati in misura maggiore tra chi ha difficoltà di coordinamento con i dirigenti e con i colleghi rispetto a chi ha avuto modo di costruire relazioni più cooperative per fronteggiare l’emergenza.
Ci sono poi problemi di digital divide che incidono sulle lezioni a distanza: meno di un terzo degli insegnanti intervistati (30,4%) raggiunge, con la didattica a distanza, tutti gli studenti della sua classe. Più problemi risultano nel Mezzogiorno, dove la percentuale di insegnanti che dichiarano di riuscire a raggiungere tutti gli studenti della propria classe si abbassano: 24,2% nel Sud, 23,7% nelle Isole.
Problemi anche per quanto riguarda la formazione sul digitale per i docenti: nel 62,5% dei casi sono state attivate delle iniziative di formazione per sostenere i docenti nell’acquisizione delle competenze necessarie per la didattica a distanza, con delle carenze maggiori che emergono tra i docenti della scuola primaria (il 44,5% non ha ricevuto una formazione specifica).
Inoltre, la piattaforma utilizzata dalla scuola è stata giudicata poco o per nulla adeguata per il 21,4% dei partecipanti alla ricerca, abbastanza adeguata per il 57,5% e del tutto adeguata per il 21,1%.
Insomma, la ricerca ha portato alla luce quanto già emerso in passato: la didattica in presenza è insostituibile. La Dad, invece, può essere valida come didattica di emergenza, almeno secondo il 76% dei partecipanti alla ricerca.
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