Buongiorno, fino a poco tempo fa dirigevo un istituto comprensivo.
Ho letto la lettera pubblicata da voi, di una mia concittadina, anestesista rianimatore, scritta per ringraziare del lavoro dei docenti in questo momento così doloroso.
Mi associo ai suoi ringraziamenti per il lavoro denso di umanità che gli insegnanti svolgono.
Mia figlia è cardiologa in UTIC e dal 21 di febbraio nel suo reparto cura i malati covid gravissimi. Io accudisco ai suoi tre bambini, due dei quali alunni delle prime classi della scuola elementare.
Ogni lunedì mattina apriamo la piattaforma della scuola per controllare gli impegni della settimana: compiti, video, ma anche appuntamenti Skype con le maestre.
Questa presenza costante di adulti che stanno loro accanto allevia le loro giornate. Anche se piccoli infatti portano sulle spalle un peso enorme per la loro età: non poter uscire, stare con gli amici, ma anche percepire che la loro mamma fa un lavoro “pericoloso “, che la porta ad essere per molte ore lontano da loro.
Anche le educatrici del nido della mia nipotina più piccola inviano WhatsApp con storie e canzoncine: lei è contenta di rivedere le sue maestre e di poterle sentire e chiede: “quando torno dai miei amici e dalla P. ( la sua maestra)?”
I segni di speranza che la scuola è chiamata oggi a seminare sono così importanti per loro, per tutti i bambini e per le loro famiglie.
Col morbo si combatte negli ospedali ma anche nella scuola, dove gli adulti sono più che mai figure rassicuranti e amiche.
La loro dedizione che già prima era grande, ora è centuplicata.
È questa prossimità che rende un po’ meno dolorosa la situazione e fa intravvedere un po’ di luce .
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