Sono un docente di Religione dell’I.I.S.S. “Primo Levi” di Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari.
Nell’ambito delle iniziative sulla didattica a distanza, in assenza di banda larga e prima di ogni ulteriore approccio, ho proposto, tramite telefono e relativo passaparola, a 280 studenti tra i 14 e i 20 anni delle classi in cui insegno – dalla 1^ alla 5^ Superiore – una serie di 5 domande su altrettanti temi: Governo, vacanza, paura, insegnanti e scuola, correlati all’emergenza Covid-19 e all’interruzione improvvisa delle lezioni.
Vi propongo i risultati, al fine di una costruttiva comprensione dell’attuale stato d’animo di alunne e alunni in ferie obbligate.
Sul Governo
Il 49% degli studenti interpellati ha risposto che la decisione di Palazzo Chigi di interrompere l’attività didattica a causa del nuovo coronavirus è una scelta responsabile. Per il 35% è criticabile, per il 16% è indispensabile.
Sulla vacanza
Il 94% ha risposto che questo stop forzato non è come le solite vacanze (Natale, Pasqua, ecc.) perché è dovuto a un’emergenza che non si sa quando terminerà. Per il 4% è diverso rispetto agli altri periodi di ferie in quanto costringe a stare a casa e limita la socializzazione. Per il 2% non è una vacanza perché non include festività civili o religiose.
Sulla paura
Il 78% ha risposto che adesso ha paura del contagio e di ammalarsi. Il 21%, invece, è preoccupato di non recuperare le insufficienze e di perdere l’anno scolastico. L’1% teme l’arrivo di altri extracomunitari, sia dall’Africa, che da altre zone.
Sugli insegnanti
Il 54% ha risposto che i professori, al rientro in aula, devono aiutare gli studenti in difficoltà, inclusi i ragazzi con disabilità, chiedendo supporto ai compagni che vanno bene. Per il 45% i docenti devono riprendere gli argomenti già trattati e fare le verifiche per le valutazioni finali. Secondo l’1% devono accelerare per recuperare le lezioni perse.
Sulla scuola
Il 75% ha risposto che, se la vacanza obbligata dovesse durare un mese o più, si annoierebbe. Il 18% non sentirebbe il distacco. Al 7% degli alunni, invece, la scuola mancherebbe.
Il passo successivo al questionario sarà l’apertura di un dibattito con gli studenti partecipanti, tramite messaggistica nei gruppi-classe attivati.
Giovanni Panunzio