La situazione pandemica che stiamo vivendo ha costretto milioni di attori e utenti, tra docenti, alunni e genitori, a ricorrere necessariamente all’unica forma che nell’immediato ci è apparsa subito disponibile, la cosiddetta DaD che ormai tutti “conosciamo”, per far si che la scuola potesse continuare a trovare uno spazio anche in questo periodo di divisione sociale forzata.
Che non eravamo preparati è un fatto e che stiamo cercando di fare del nostro meglio è un altro e non voglio nemmeno soffermarmi su tutte le varie problematiche legate a sicurezza, privacy, accessibilità, connettività, valutazioni, validità degli OO.CC., inclusione, ecc. e chi più ne ha più ne metta per cui sono stati scritti fiumi di parole senza, peraltro, pervenire ad alcuna soluzione e norma certa.
Vorrei, adesso, attenzionare un aspetto che significativamente potrebbe interessare le sorti di migliaia di docenti, famiglie e studenti per decisioni calate dall’alto da “esperti” che per forza di cose non potranno essere onniscienti. Il MIUR, infatti, in una prospettiva futura, posto che pare che la situazione non avrebbe tempi brevi, starebbe studiando, con l’apporto di una commissione di “esperti” (chi può essere esperto in una cosa del tutto nuova?) soluzioni nuove, tant’è che va annunciando importanti cambiamenti nel modo di fare scuola. Tante sono le divisioni anche tra i docenti, ma almeno una cosa pare totalmente condivisa ossia che la didattica in presenza è l’unica forma di insegnamento insostituibile.
Ora, però, se è vero che un docente di latino e greco può trovare utile lavorare con gli strumenti messi a disposizione dalle varie piattaforme, non la stessa cosa può dirsi per tutte quelle altre discipline, anche caratterizzanti, per cui l’attività pratica è insostituibile e che non sono poche. Da docente di musica, ad esempio, non mi ci vuole certamente un’ora di videoconferenza per insegnare ai miei alunni che le note sono sette, né tantomeno potrei ripeterlo all’infinito per le lezioni successive qualora, come fino a questo momento, dovessero essere previsti gli stessi strumenti uguali per tutti, così come allo stesso modo penso i colleghi di danza di un liceo coreutico, di oreficeria, di esercitazioni marinare, di cucina, ecc.
Non c’è dubbio che il problema non è affatto di facile soluzione, anzi, a mio modo di vedere in casi come questi non c’è proprio, di conseguenza le perplessità e le preoccupazioni che ne derivano non possono essere sottaciute o ancora una volta affrontate girandosi dall’altra parte come per tante altre cose rimaste insolute da decenni! Docenti che non riescono a svolgere il proprio lavoro per ragioni oggettive o con “apparizioni” sporadiche dettate dal limite delle nozioni teoriche tipico delle loro discipline non possono essere lasciati al proprio destino incoraggiando cadute di immagine e divisioni agli occhi di utenti e colleghi oltre ai soliti luoghi comuni.
Mi auguro che il MIUR con le sue commissioni sappia ponderare bene ogni cosa anche alla luce di tali considerazioni, nella consapevolezza che una “soluzione”, intesa unicamente come la scelta di una piattaforma o modalità operative uguali per tutti, non può essere l’unica via percorribile per soddisfare in toto le esigenze didattiche della scuola.
Giuseppe Tiralongo
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