I lettori ci scrivono

Didattica a distanza e rispetto della privacy: alcune considerazioni

Caro Enrico Ruvinetti,

mi sembra che le tue considerazioni non rispettino affatto quello che è stato lo spirito con cui il 5 marzo abbiamo cominciato a nuotare nel mare delle possibilità per continuare a fare il nostro lavoro, guadagnandoci, NOI, lo stipendio che  ci viene PAGATO da chi versa imposte e contributi anche a questo scopo. Nessuno voleva fare il primo della classe.  Personalmente il mio intento è sempre stato quello di tenere i contatti con i miei allievi.

Non li ho interrogati,  ho mandato videolezioni per stare vicino, per non interrompere un servizio e per fare il mio lavoro per cui sono PAGATA.

Li ho invitati a videoconferenze per sincerarmi che stessero bene e che sentissero di non essere abbandonati.

Perciò, caro il mio Enrico,  se pensi fosse giusto non fare nulla e preoccuparti soltanto della tua privacy, forse non dovresti fare l’insegnante, perché sei un insegnante giusto?
In caso contrario, di cosa stai parlando?

Se lo sei, secondo me, devi cambiare lavoro,  perché non hai capito nulla di cosa deve essere un insegnante.

Ivana De Zan

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