Caro Enrico Ruvinetti,
mi sembra che le tue considerazioni non rispettino affatto quello che è stato lo spirito con cui il 5 marzo abbiamo cominciato a nuotare nel mare delle possibilità per continuare a fare il nostro lavoro, guadagnandoci, NOI, lo stipendio che ci viene PAGATO da chi versa imposte e contributi anche a questo scopo. Nessuno voleva fare il primo della classe. Personalmente il mio intento è sempre stato quello di tenere i contatti con i miei allievi.
Non li ho interrogati, ho mandato videolezioni per stare vicino, per non interrompere un servizio e per fare il mio lavoro per cui sono PAGATA.
Li ho invitati a videoconferenze per sincerarmi che stessero bene e che sentissero di non essere abbandonati.
Perciò, caro il mio Enrico, se pensi fosse giusto non fare nulla e preoccuparti soltanto della tua privacy, forse non dovresti fare l’insegnante, perché sei un insegnante giusto?
In caso contrario, di cosa stai parlando?
Se lo sei, secondo me, devi cambiare lavoro, perché non hai capito nulla di cosa deve essere un insegnante.
Ivana De Zan
Non è facile parlare di Franco Ferrarotti, morto a Roma nella giornata odierna, all’età di…
La FLC CGIL dà notizia della conclusione del confronto tra Ministero e OO.SS. relativo al…
Mercoledì 13 novembre nell'Auditorium del Goethe-Institut di Roma si è tenuta la tredicesima edizione della…
Come è noto Anief ha proclamato un nuovo sciopero della scuola per il prossimo venerdì 15 novembre, al…
Tre giorni di assenza giustificata al mese e interrogazioni e compiti in classe adattate al…
Nel corso della seduta del Consiglio dei Ministri del 12 giugno, il Governo ha dato…