Ritrovare l’anima degli alunni e provare a riaccenderla è l’esigenza costante e incessante di ogni insegnante che vive la scuola non come punto di arrivo ma di inizio. Comunemente è chiamato ‘lavoro’ e non crocevia di profonde emozioni mescolate ad incombenze e appesantite burocrazie.
Cosa fare per non atrofizzare il cuore, disperatamente tenuto vivo da tutte quelle azioni quotidiane che trattengono il pensiero e permettono di respirare, prendere aria oppure essere semplicemente dentro una quotidianità reinventata. Cosa si fa? Si fa ricorso alle emozioni, si riprendono le dolcezze che hanno infarcito quella tanto bistrattata vita precedente…in un prima e un dopo.
Un prima aggettivato da normalità, stanchezza, corsa, stress ed un dopo che è, semplicemente, attesa. E in questo vortice caleidoscopico, meravigliosamente variopinto, ci sono gli studenti che attendono, tra una connessione strampalata (pure lei) e notizie non sempre chiare, l’incontro: l’arrivo dell’insegnante. Un arrivo virtuale, ma presente. Una presenza, seppur non tangibile, a cui tendere.
Necessitano momenti di slancio per spolverare la fantasia.
Alle 17.00 l’insegnante di quella meravigliosa classe V di un Istituto tecnico superiore, che tra qualche mese sosterrà un esame che ancora non conosce, invita gli alunni ad andare al CINEMA. Sembra una proposta, in questo momento, quanto mai inopportuna. Li invita a vedere “Madame Bovary” ognuno dal divano di casa propria. Il grande Flaubert è stato oggetto di studio tra i banchi di scuola solo pochi mesi prima. I ragazzi accettano l’invito. Si entusiasmano in prospettive da chips e pop corn!!! L’approvazione all’invito è densa di cuoricini e pollici alzati. Qualcuno decide di “passare”, gli altri ci sono e sono in tanti. Si decide, dopo il cinema di organizzare un “after” letterario.
Tutti pronti! Ore 21, dieci minuti prima dell’inizio del film, tutti seduti, certi di essere tutti insieme. E non solo docente e alunni. Una studentessa comunica alla classe che al cinema ci saranno anche i suoi genitori, felici di conoscere la docente che accompagna il cuore di tanti ragazzi. Emergono altri inviti allargati a mamme e alcuni papà.
Un’avvolgente trama ma a tratti lenta, un’avvolgente paesaggio che sconfina in tristi malinconie, un’avvolgente passione che fotografa scene intime, un’avvolgente cura di dettagli e di preziosi indumenti, di scoloriti sentimenti, di rancori e difficili tratti caratteriali.
C’è una confusione nel riordinare le scombussolate e variegate dimensioni sentimentali…ma quell’atteso after, che si apre subito dopo la visione, diventa inaspettatamente pieno di riflessioni. Uno stravolgente turbinio di sensazioni e commenti riconduce al prorompente bisogno di destare l’io.
“Prof. mi è piaciuto tantissimo, prof. io suggerivo cosa fare alla protagonista, prof. io e mia madre non trovavamo rigore ai tradimenti di Emma, prof il marito era troppo buono, prof. le donne portano dentro una grande inquietudine, prof è un po’ diverso dal libro, prof parliamo dell’età del Realismo, prof l’insoddisfazione non può essere placata con gli amanti, prof mi ricorda Anna Karenina, prof questi romanzi sono più che mai attuali…”
I ragazzi guidati riflettono sul grande bisogno di sentirsi amati e sul grande bisogno di donare amore. Il bisogno di passione, coinvolgimento, sentimento.
“Prof io ho troppi libri che voglio leggere ma non riesco mai a stare al passo con i miei desideri, prof. mi è piaciuta tanto questa cosa di vedere un film tutti insieme e poi commentarlo”
A scuola si era fatto tante volte…ma il cinema che non è cinema, stare a casa quando, invece, vorremmo uscire, ha un profumo insolito.
Svegliare l’io degli studenti, al di sopra di ogni DAD e di ogni lezione in classe.
Alice Titone
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