L’attivazione della didattica a distanza sta facendo emergere differenze di non poco conto fra le scuole e forse anche fra i diversi territori.
Lo percepiamo dalle lettere che i nostri lettori ci inviano e dai commenti che leggiamo nei social.
C’è un po’ di tutto: si va dagli entusiasti fino a coloro non salvano nulla e che considerano del tutto fallimentare questa esperienza.
Ci sono genitori che ci scrivono per segnalare che nella loro scuola tutto (o quasi) procede per il meglio grazie all’impegno profuso dai docenti.
Ma ce ne sono altri che lamentano i troppi compiti e l’eccessivo numero di ore che i figli devono trascorrere davanti al PC.
Le lamentele maggiori sono però forse quelle dei docenti che segnalano la “burocratizzazione” della DAD: ci sono infatti scuole in cui i docenti, a fine settimana (e alle volte anche con maggiore frequenza) devono redigere apposite relazioni per “raccontare” e documentare l’attività svolta.
E non mancano le polemiche, anche molto vivaci, sulle “pretese” di dirigenti scolastici (alle volte persino di collaboratori del dirigente) di impartire disposizioni cogenti sulle modalità di svolgimento della DAD e financo sulle piattaforme da utilizzare.
Un altro problema che sta creando difficoltà e anche qualche forma di contenzioso riguarda le riunioni in videoconferenza che, ovviamente, non possono essere considerate obbligatorie in quanto – al momento – nessuna norma prevede la possibilità che le riunioni degli organi collegiali della scuola possano svolgersi con tale modalità.
Per la verità il decreto legge n. 18/2020 di metà marzo legalizza le sedute di consigli e giunte comunali ma, per l’appunto, nulla dice a proposito di altri organi.
La stessa DISAL, sindacato dei dirigenti scolastici, osserva che in diverse scuole sono state convocate riunioni a distanza, ma sottolinea anche che “è urgente che l’Amministrazione scolastica centrale dia indicazioni precise circa la validità delle convocazioni degli OO.CC. a distanza e delle loro deliberazioni affinché esse possano essere ritenute legittime e perciò efficaci”.
Ed è ancora la Disal a evidenziare un problema molto sentito dai docenti, quello cioè della “tracciabilità sia della presenza alle attività didattiche online dei docenti e degli alunni sia degli interventi formativi e didattici attraverso la compilazione del registro elettronico o con registrazioni su diari di bordo personali”.
Si tratta di una evidente criticità, sostiene la Disal che aggiunge “A quale normativa fare riferimento per regolamentare la tracciabilità delle presenze nella didattica a distanza?”
Non sarebbe male se – anche su questo punto – il Ministero fornisse al più presto qualche chiarimento anche per evitare dubbi, incertezze o, in qualche caso, forzature che hanno il solo risultato di esacerbare gli animi di docenti e dirigenti.
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