Sono giorni molto strani quelli che stiamo vivendo tutti noi.
Le strade sono deserte, ogni tanto passa qualche macchina a ricordarci che esistiamo.
Qualche solitario cammina sui marciapiedi a testa bassa, quasi con timore e con poca voglia di incrociare persone anche se a distanza di sicurezza.
Una situazione insolita cui nessuno era abituato. Le file distanziate e molto composte fuori ai negozi di generi alimentari e alle farmacie dove si ci guarda da lontano senza alcuna voglia di parlare. Con il passare dei giorni questa situazione renderà sempre più tristi le persone e l’hashtag “andrà tutto bene” potrebbe non bastare più per tenere alto il morale degli Italiani.
Non è facile vivere serenamente questi giorni. La testa è affollata di pensieri sul come vivere al meglio il presente e su come sarà il futuro, un pensiero fisso al “quando finirà veramente tutto questo?”, alle news che continuano a raccontarci di numeri di contagiati in crescita, di spazi dentro casa che vanno gestiti tra lavoro in modalità smart, pulizie di casa, spesa e lo studio dei figli da seguire e motivare in continuazione.
Fa strano passare di giorno feriale davanti le scuole deserte. Scuole che per il momento rimarranno chiuse almeno fino al 3 aprile. Sono giorni di prime sperimentazioni di didattica a distanza per le scuole che erano già pronte e si erano dotate anzitempo degli strumenti informatici necessari, ma anche di schede stampate a casa e compiti assegnati sul registro elettronico. E genitori costretti a riorganizzarsi in fretta.
Questo virus lascerà alle spalle molti ricordi di questi giorni passati in quarantena, e molte opportunità per capire dove in passato si è sbagliato a tagliare fondi o dove non si è investito in maniera corretta.
Uno di questi campi è la scuola. Questa esperienza forzata di didattica a distanza spero insegni alla politica che la scuola deve essere predisposta in maniera adeguata e dappertutto allo stesso modo per questa nuova modalità di formazione. Sono anni che parliamo di scuola 2.0 non a caso.
Serve una piattaforma di e-learning unica a livello nazionale in cui sia possibile condividere contenuti multimediali (video, presentazioni, test, esercizi, schede,) con istanze virtuali separate per Istituto.
Serve passare definitivamente e non solo per poche classi sperimentali, al libro digitale che avrebbe consentito in questi giorni di avere tutto il materiale disponibile sempre e comunque. Tablet a disposizione di docenti e studenti dove poter fare anche chiamate in video.
Sono diverse le applicazioni free che consentono di fare video tra più persone, condividere un documento per renderlo visibile ed editabile durante la sessione video, e comunicare via chat tra i partecipanti.
Strumenti che consentono una reale didattica a distanza cosi come avviene per i lavoratori in smart working.
Serve anche abitudine e una metodologia nuova e per insegnare a distanza da parte dei docenti e per imparare a distanza da parte degli studenti, ma questo arriva con l’esperienza e con la formazione specifica.
Gli insegnanti stanno dimostrando impegno, rimboccandosi le maniche e provando ad adattarsi al nuovo contesto con i pochi strumenti a disposizione usando spesso e volentieri mezzi propri mettendo davanti a tutto l’interesse degli alunni.
Passata la tempesta del Corona Virus il Governo non si dimentichi della scuola. Impariamo dagli errori del passato!
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