Leggiamo in rete in questi giorni che per molti docenti, la sensazione è quella di essere buttato in acqua, senza salvagente mentre gli viene chiesto di imparare a nuotare, affrontando un mare sconosciuto.
Tutto ciò è spesso dovuto ad un unico motivo: la formazione, spesso teorica svolta con webinar, non si è tradotta in una diversa modalità di lavoro, poiché nella quotidianità il docente si scontra con situazioni tecniche spesso complesse; dalla linea Wi-Fi inadeguata agli strumenti tecnici che, se affidati ai device personali degli alunni, tirano in campo il problema della varietà e spesso la impossibilità di sostenere app di ultima generazione utili alla didattica.
Questo aspetto è diventato ancor più evidente in questi giorni, in cui si è chiesto agli alunni di lavorare a distanza tanto che alcuni hanno ipotizzato che: “La didattica a distanza peggiora le diseguaglianze”.
Nonostante le diverse difficoltà, non ultima quella di organizzarsi a casa con strumenti adeguati, gli eventi di questi ultimi giorni hanno portato alla attenzione di tutti, la scuola, il suo ruolo non solo formativo, ma anche sociale e relazionale, l’importanza che ricopre, la necessità di non fermarla e quindi la necessità di ricorrere a forme alternative rispetto a quella classica in presenza; dovunque su carta stampata , in rete e sui canali social si è parlato di didattica a distanza; in modo quasi pressante e ovunque si sente discutere di didattica digitale, flipped -classroom, ne parlano tutti anche senza una reale competenza; perché quest’ultima è solo di quella comunità di docenti che nel tempo e pian piano ne ha sperimentato le diverse forme e ne ha colto l’utilità nella formazione dei propri discenti; alcuni di questi docenti spesso animano le nostre comunità scolastiche, condividendo buone pratiche e sostenendo la comunità docente con interventi di diverso tipo.
Nella mia scuola- ISSLOTTI UMBERTO I –Andria-, negli anni ci siamo avvicinati alla didattica digitale, abbiamo sperimentato alcune metodologie del manifesto delle Avanguardie educative e si è costituito un nutrito gruppo di docenti che in autonomia ha poi sperimentato nelle classi digitali strumenti didattici diversi: applicazioni , software e piattaforme; ciò è stato utilissimo in questo momento storico per intraprendere scelte già condivise e strategie e metodologie didattiche già conosciute dai ragazzi poiché nella didattica a distanza nulla può essere improvvisato o sperimentato, non ci si può improvvisare con strumenti utilizzati per altre finalità. Negli anni precedenti oltre che sperimentare abbiamo curato una news letter mensile con suggerimenti didattici diversi:
https://drive.google.com/drive/folders/1ybnfNlXRldfN_U6y_YA10delnWTXw4WN
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I diversi suggerimenti condivisi come piccole pillole, distribuite in un arco temporale disteso, ne ha permesso la sperimentazione in classe ed oggi ci dà l’opportunità di usarli con consapevolezza ed efficacia anche a distanza. Mettere a sistema questa didattica n tutti gli ordini di grado della nostra scuola ci ha reso tutti sperimentatori e i nostri alunni da casa non sono semplici fruitori di un diverso modo di fare didattica, sono attenti osservatori, capaci di esprimere punti di forza e punti di debolezza.
Se in passato piattaforme e strumenti digitali erano un modo per rinforzare la didattica in presenza permettendoci di avere dei contenitori condivisi, dove rimandare gli alunni per usufruire di materiali, dove creare questionari mirati ai diversi stili cognitivi per i compiti a casa, dove avere una restituzione ordinata dei compiti, ora queste diventano unico strumento a disposizione e quindi si comprende come la semplice condivisione di materiali e compiti manca di quel feedback in presenza e di quel dibattito dialogico che ha al centro gli alunni, che si chiama scuola e che porta alla crescita dei nostri alunni, quest’ultimo è determinante, tanto che è nata una metodologia chiamata in Avanguardie Debate.
Tra i docenti in questi giorni è scattata la ricerca spasmodica alla piattaforma più semplice per realizzare video conferenze e registrare lezioni live o in streaming: quelle più interessanti ed open source sono: Jitsi, Web room e Zoom, ma anche Google ha reso fruibile per le scuole Meet hongout.
Io ho utilizzato indifferentemente Web room e Jitsi. Web room è un ottimo ambiente di lavoro offre l’opportunità di utilizzo di una whiteboard su cui scrivere e condividere documenti che restano ai partecipanti, invitati via mail; invece Jitsi offre l’opportunità della video conferenza, la condivisione dello schermo docente e la possibilità di registrare e condividere su Drop box e youtube. Sicuramente non c’è un’unica ricetta e valida per tutti nella didattica a distanza, molto si gioca non sui materiali da condividere, infatti ce ne sono fin troppi, ma sulle attività, spesso ce ne siamo lamentati con le case editrici. In realtà in rete ce ne sono tante piattaforme per creare attività creative e coinvolgenti (Quizlet, Learning app) ma tante altre ne possiamo creare con (Quest base) o chiedere ai ragazzi di crearne con Learning app per poi scambiarle sul Padlet condiviso e giocare da casa a squadre.
In tutto questo scenario, un ruolo determinante è giocato dagli interlocutori, mettendo a sistema le diverse esperienze di questi giorni potremo aggiungere dei capitoli interessanti a questa tematica, non ultima la questione della valutazione, nodo cruciale e spesso spinoso nella scuola Italiana.
Al momento le osservazioni che ognuno di noi farà saranno utili per stabilire obiettivi, descrittori condivisibili ed eventuale loro declinazione per la valutazione della formazione a distanza.
Maria Serrone
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