I lettori ci scrivono

Didattica a distanza, la riflessione di un alunno: cosa fare per il futuro

Scrivo questa lettera per tutti i docenti e gli alunni italiani, dalla scuola primaria sino alla secondaria di secondo grado. Aggiungo che è soltanto una riflessione di un ragazzo come tanti altri, ci siamo anche noi tra i protagonisti del mondo scolastico, e lo saremo nel mondo a venire.

Ho diciotto anni e frequento il quinto anno di un liceo scientifico, indirizzo tradizionale, in provincia di Ferrara; e sono un cittadino italiano, e ci voglio mettere la faccia, ogni idea è fondamentale per migliorare tutti, stupida od ottima che sia. Siamo in un periodo davvero complicatissimo, come lo ha definito il premier Conte “il peggiore dopo la crisi del secondo dopoguerra”. Amo studiare, voglio farlo per tutta la mia vita. Vedo, nello studio, l’evoluzione dell’uomo: dona pazienza, umiltà, conoscenza, e mille altre cose bellissime. Ma in questo momento non è l’aspetto principale, fondamentale. E aggiungo che non voglio assolutamente sostituirmi ai ministri, alle persone competenti che ogni giorno lavorano sul tutto territorio nazionale per garantirci un importantissimo diritto all’istruzione, non so quanto complessi siano la burocrazia e tutte le cose da fare.

Ma la situazione è tragica.
Le immagini e i dati sono pesantissimi, ogni giorno, ogni ora. Non si sa quanto ancora dovrà durare, quanti territori ancora dovranno essere duramente colpiti, che peso durissimo avrà sulla socio-economia italiana.
Non dobbiamo strafare, la scuola può attendere.
La didattica a distanza, per carità, sembra l’unica soluzione, ma è al momento (pensata in questo modo) impossibile da mettere in pratica al 100%. Il nostro Paese, dalle grandi metropoli all’entroterra, è pieno di differenze. E in questo caso scolastico non siamo attrezzati, la nostra nazione non ha a disposizione tutto il necessario per garantire un completo diritto all’istruzione per tutti. Le connessioni non sono a tutti garantite, le lezioni vanno a scatti per chi ne possiede una normale.

Molti docenti non sono stati istruiti sul come utilizzare certi siti, certe applicazioni, molti alunni risentono della mancanza dei banchi di scuola e vedono il tasso di concentrazione calare sempre più. Non sono sciocchezze, sono realtà di tutti i giorni, ho prove dalla mia parte. Lo stress è tanto, la situazione è surreale. Docenti di scuola primaria che lavorano dal giorno alla notte, bambini che non hanno la figura dell’insegnante in mezzo ai banchi che li esorta allo studio, ragazzi che devono preparare il loro vero primo esame perdendo inevitabilmente la costanza quotidiana di studio e spiegazioni.

È sicuramente vero che bisogna fare sacrifici, ma non si può credere di strafare per mantenere una certa immagine o per sentirsi forti. Gli esami, di terza media e, in particolare, la maturità, saranno un’enorme presa in giro. Gli studenti italiani avranno preparazioni ancora più sbilanciate del solito, da nord a sud; se si dovesse ritardare di qualche giorno, il caldo di luglio complicherebbe le situazioni di tutti; se si dovesse parlare di settembre, oltre al caldo si aggiungerebbe un grosso cambiamento di organizzazione per l’anno a venire, e un’estate complicatissima dopo un periodo assurdo.
Perché doversi attaccare alle cose…

Bisogna seguire Machiavelli: la politica e il modo di vedere le cose devono mutare a seconda delle condizioni, non attaccarsi a pezzi di carta, tradizioni, o paure…
Eliminiamo, per quest’anno, gli esami. Ogni alunno sarà promosso e avrà come voto finale quello della media dei voti del primo quadrimestre, nel caso della maturità moltiplicato per 10, dal 60 in poi, senza bocciare. Cosa di più semplice. So che non sarebbe per molti una cosa giusta, partendo anche dal mio caso… si metterebbero infatti da parte i crediti di 3 anni, ma non c’è rimedio migliore. Difatti non sarebbero così lontane dalle valutazioni finali di un normale esame… un secondo quadrimestre in quinta superiore non muta radicalmente le circostanze (nemmeno in terza media). Si potrebbe comunque anche tener conto del triennio 3a – 5a per la valutazione della maturità, non c’è niente di così difficile.

Meglio non fare una cosa che farla male.
È ormai il tempo di pensare al futuro, riorganizzarci e riorganizzare il Paese. Ogni professore si metterà a disposizione sino alla fine dell’anno scolastico (inizio giugno) per eventuali chiarimenti e aiuti per coloro che vorranno studiare pensando all’università o al loro primo lavoro. Per tutti gli altri, dalle elementari alle superiori, si può seguire l’andamento di adesso senza attaccarsi a certi orari, programmi, scadenze o leggi. Bisogna pensare al prossimo anno scolastico organizzandosi e mettendosi in gioco già adesso nei limiti del possibile, il tutto avendo ben chiara la situazione di ogni piccola realtà. La circostanza è difficilissima e la cosa più inutile di tutte è valutare. Valutare un qualcosa di estraneo alla normale scuola, che non c’entra nulla con quello vissuto sino a poco tempo fa.

Interrogazioni, verifiche scritte e normali compiti a casa non hanno alcun peso svolti così. Si può tranquillamente copiare, le connessioni non sempre sono stabili e il luogo e il tempo in cui si svolgono le prove sono completamente diverse dall’orario e ambiente scolastico. Non si parli nemmeno della maturità online, niente di peggiore.
La didattica a distanza è un valore aggiunto, uno strumento speciale, ma nuovo, che si migliora col tempo e le idee, non si può pensare di usufruire di una metodologia simile, dal giorno alla notte, dandole un peso enorme. Quello che chiedo è dunque un ridimensionamento della didattica a distanza, non un annullamento totale, a seconda delle classi.

Soprattutto per i più grandi, parliamoci chiaro: c’è chi ha voglia di studiare e chi no, inutile cercare in tutti i modi di forzare una cosa già complessa di suo.
E una piccola parentesi su tutti quei milioni che stanno per essere stanziati per la didattica: per favore, che vengano stanziati per l’emergenza in atto.

Dunque pensiamo al futuro, aiutiamo i medici, la protezione civile, gli infermieri: dovremmo essere tutti in prima linea, nel rispetto e nei limiti, e non pensare a come caricare un file sul drive scolastico che “mannaggia, il computer è così lento”.

Salvatore Nolasco

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