I lettori ci scrivono

Didattica a distanza, la risposta di un istituto comprensivo di Roma

Un breve premessa: la scuola che dirigo è un istituto comprensivo  che si trova nella periferia nord di Roma, con altissima presenza di alunni stranieri e con molte famiglie in difficoltà socio-economiche rese ancora più critiche dall’emergenza sanitaria. Questo per far capire che non siamo in un ricco liceo del centro di Roma, dove la connessione funzione sempre, dove ognuno ha un computer e magari in aggiunta un tablet, dove c’è uno spazio tranquillo in cui studiare come giustamente sottolinea Marco Lodoli nel suo articolo di qualche giorno fa in cui parla della sua scuola in borgata.

Scrivo queste righe dopo aver letto l’articolo sul Corriere della Sera della collega dirigente dell’I.C. Chiodi di Roma che si è trovata davanti alla serrata di alcuni docenti che si rifiutano di fare scuola a distanza. E mi dispiace per quei ragazzi e anche per i docenti, che rinunciando a fare una vera didattica a distanza, si precludono la possibilità di stare a fianco degli alunni per supportarli in un momento così difficile della loro vita, perché dare compiti e correggerli non è “fare scuola” come ci ricordano i ripetuti richiami della Ministra Azzolina.

Le lezioni sono sospese nell’intero Paese, eppure dobbiamo continuare a svolgere il ruolo fondamentale che lo Stato ci attribuisce: promuovere cultura, costruire comunità, fornire una visione. Questi sono i compiti  cui dobbiamo come scuola tenere fede. E i docenti e le docenti della mia scuola, dopo un prima fase di disorientamento, hanno riconosciuto la necessità di reinventarsi un modo di fare scuola. E non è stato assolutamente facile, tutt’ora non lo é.

Fin dal primo giorno di sospensione dell’attività didattica, il 5 marzo 2020, l’IC Via Baccano si è messo al lavoro per trovare soluzioni utili e versatili affinché la didattica non si fermasse e, soprattutto, non si perdesse il contatto con alunni e famiglie, avendo purtroppo intuito che la sospensione sarebbe stata molto più lunga di quanto previsto dal primo Dpcm. Da subito abbiamo cercato delle soluzioni che fossero utili sul lungo periodo; quindi i messaggi WhatsApp e i compiti sul Registro elettronico sono stati individuati come gli strumenti validi per l’immediato, per contattare subito i nostri alunni e le loro famiglie, ma eravamo consapevoli che sarebbero stati affiancati appena possibile da strumenti per le video-lezioni per dare maggiore concretezza alla Didattica a Distanza. Nell’immediato era importante stare accanto ai bambini e ai ragazzi per far sentire la nostra voce e rassicurarli che c’eravamo e che presto, in un modo o in un altro, “avremmo ripreso la scuola”.  Già da venerdì 6 marzo è stato avviato un serrato confronto con i docenti per la scelta degli strumenti più adatti a supportare la Didattica a Distanza.  La scuola dell’infanzia con il supporto dell’animatore digitale ha realizzato uno spazio dedicato nel sito della scuola. Per la scuola primaria e secondaria di 1°, dopo una prima breve fase in cui i materiali sono stati condivisi con modalità asincrone, si è passati poi alla video-lezione con una piattaforma che garantisse l’ individualizzazione e personalizzazione della didattica, perché per noi era fondamentale non lasciare indietro nessuno, seppur tra le mille difficoltà dell’inizio. Era importante partire bene.

L’obiettivo era che tutta la scuola dell’obbligo (primaria e secondaria di 1°) si muovesse in modo univoco: ritenevamo fosse importante proporre alle famiglie l’uso degli stessi strumenti da parte di tutta la scuola, per facilitare il compito dei genitori che non si potevano trovare a gestire più piattaforme per ciascun figlio.

Ma la scelta tempestiva della piattaforma da usare per  le video-lezioni e di quella da usare per le riunioni collegiali era fondamentale, secondo noi, anche per dare un supporto ai docenti, molti si sarebbero scoraggiati se avessero dovuto organizzare da soli le lezioni sincrone. Così abbiamo fornito a tutti i docenti, uno strumento di semplice utilizzo con tutorial e precise istruzioni per imparare ad usarlo.

Abbiamo curato anche la comunicazione con le famiglie, che sono state guidate all’uso delle piattaforme e del registro elettronico e nel giro di una settimana siamo partiti con le video-lezioni sincrone, in live come dicono i ragazzi.

Dal 17 marzo agli alunni della nostra scuola offriamo:

scuola dell’infanzia: ogni giorno un saluto su WhatsApp da parte delle maestre, materiali e proposte di lavoro sul sito dell’istituto nella sezione dedicata;

scuola primaria: due ore di lezione non consecutive;

scuole secondaria di 1°: “riprende” l’orario giornaliero di 6 lezioni che ricalca l’orario in vigore prima della sospensione delle attività didattiche, ma con lezioni di 30’.

La nostra più grande preoccupazione, conoscendo la situazione economica di tante famiglie, è stata quella di verificare quanti e chi seguisse le lezioni degli alunni della primaria e secondaria e quanti ricevessero i materiali della scuola dell’infanzia. A soli 3 giorni dall’inizio della didattica a distanza si è registrata la presenza del 90% degli studenti.  Le difficoltà restano ancora tante, perché è vero che i ragazzi sono in contatto, ma molte sono le criticità: connessione insufficiente, mancanza di device, prevalenza dell’uso dei cellulari.

Se la connessione non tiene, se i Giga sono pochi, se si hanno 4 figli e un solo cellulare, non è semplice seguire le lezioni e scaricare e ricaricare compiti.

Come rispondere a tutti questi problemi? Considerato che la scuola non riaprirà e la scuola a distanza, o scuola di vicinanza, come qualcuno l’ha ribattezzata, è per quest’anno “la scuola”, abbiamo cominciato a dare i tablet e i pc della scuola in comodato d’uso, ne stiamo comprando altri con i fondi messi a disposizione da ieri dal Governo e stiamo lavorando per trovare soluzioni ai problemi di connettività.

Dobbiamo cercare di garantire a tutti le stesse opportunità, perché quelle differenze sociali ed economiche che  in classe si mitigano nella scuola on line si inGigantiscono.

Cosa abbiamo imparato da questa storia, che sembra già lunghissima per l’intensità con cui stiamo lavorando?

  1. Che uniti ce la faremo, perché i docenti più esperti si sono stretti intorno a chi aveva problemi e insieme sono riusciti a risolverli, anche  i figli o i nipoti  hanno  aiutato i docenti a fare video e  a caricarli su youtube, i rappresentanti di classe e i genitori hanno aiutato i ragazzi e gli altri genitori; la rete ha funzionato e ora abbiamo chiarezza dei problemi che ci sono e possiamo gradualmente provare a risolverli.
  2. Che i ragazzi sono più motivati e responsabili di prima, hanno voglia di scuola e apprezzano il lavoro proposto, se li trovi in “classe” quando entri alle 8.30 per caricare i materiali e loro sono già connessi, se quando appaiono in live sono pronti con quaderno e astuccio e ti chiedono perché la lezione dura solo un’ora, se i piccoli abbracciano il computer quando vedono la loro maestra che dà il buongiorno!

Certo non è la scuola che amiamo, ma se al momento è l’unica scuola possibile, allora mettiamoci amore, responsabilità e professionalità e facciamo il nostro lavoro per bene.

Ritengo sia necessario volgere in positivo le crisi e uscire migliorati dalle situazioni di sofferenza, si può trasformare un vincolo in risorsa e tirare fuori dal problema le soluzioni migliori e le opportunità che offre. Sono certa che la scuola uscirà da questa crisi accresciuta nelle sue competenze, più unita e coesa, ma soprattutto spero le sarà di nuovo riconosciuto il suo ruolo fondamentale quale punto di riferimento per i ragazzi e le famiglie.

Mi preme sottolineare che se la nostra esperienza può essere di aiuto ad altre scuole noi siamo a disposizione per un supporto.

Cinzia Pecoraro

Istituto Comprensivo Via Baccano – Roma

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