Proviamo a partire da alcuni “punti fermi” che mi sembrano condivisibili dai più
1.La didattica online è cosa non semplice e controversa, ma questa è una emergenza.
2.Già OCSE 2014 e 15 concludevano che “il digitale da solo non ha modificato la qualità di insegnamento e apprendimento. I buoni docenti si”.
Ora il libro di Gui “Il digitale a scuola”, fa la storia delle costose mode nella nostra scuola imposte dal politico di turno e dalle industrie collegate: LIM, classi 2.0, 3.0 e via spendendo (milioni di euro) e formando; sottolinea che non esiste nessuno studio (neanche del Ministero) che dimostri la efficacia di queste spese e mode. Chi di voi ha letto la relazione finale qualitativa sulle classi 2.0 redatta da De Anna anni fa? Io per interesse si, il Ministero mi pare di no.
3.Per dire che non esistono ricette e offerte commerciali che risolvano. Allora?
4.Come sempre l’ideale è che i buoni docenti usino in modo intelligente quello che hanno, sanno e possono usare e che si adatta alla loro situazione. Come state facendo.
Intelligenza, flessibilità, contestualizzazione di strumenti conosciuti e possibili. Per i docenti, per i ragazzi e le loro famiglie.
A chi interessa, saltando il tedioso dibattito su pro e contro, andiamo al sodo.
Sul sito DSCHOLA ci sono importanti linee guida scritte da Guastavigna e Zucchini, assolutamente condivisibili, anche nelle scelte di fondo: esistono diverse soluzioni e non LA soluzione tanto meno commerciale o centralizzata o uguale per tutti. Meno che mai imposta.
I docenti sono per abitudine consolidata buoni artigiani. Su Tecnica della scuola l’intervista Paola Limone descrive una serie di strade e un archivio di pratiche che possono essere molto utili: “Le scelte tecnologiche sono importanti ma quelle pedagogiche lo sono molto di più” . La Tecnica offre esempi di percorsi, materiali, idee (Maffucci ed altri).
Il CIDI lancia questa iniziativa per un monitoraggio delle esperienze in corso con la condivisibile ottica La grave emergenza attuale non è un’occasione per incrementare la didattica a distanza,
ma una situazione di assenza della scuola reale da fronteggiare con ragionevolezza.
Altri stanno cercando di collaborare sulla parte tecnica.
Cfr anche rubrica e iniziativa di R. Luna su Repubblica online.
Tanti si stanno muovendo e molti in modo proattivo, non dispersivo.
Il resto lo sapete già fare, con fiducia ed intelligenza (e tanta fatica!) che non vi mancano perché siete buoni docenti.
Comunque non siete soli anche se “isolati”: le iniziative e le proposte di buone pratiche e materiali si moltiplicano anche per i “meno esperti”. Non aggiungo altro tranne che ognuno ha dentro di sé, nella sua storia, nel suo contesto, delle soluzioni. Si guardi intorno, catturi una idea, una piattaforma meglio se free, ma cosa fare ed in che modo lo sa lui. Qui non c’è bisogno di corsi di addestramento. Caso mai di confrontarsi con qualche idea in più (oltre che coi propri colleghi e le proprie famiglie).
Una sola osservazione. La moda della scuola rovesciata in autoapprendimento di per sé:
In emergenza, usiamo anche i (non da me) amati smartphone che quasi tutti (oltre 90%) hanno. Ma ognuno di voi conosce i suoi…
La chiave del nostro lavoro (e del digitale) è la relazione educativa ed è per questa che state lavorando, mescolando attività diverse, che le tecnologie veicolano o permettono. Anche la attività di leggere insieme e commentare un libro.
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