Si moltiplicano le prese di posizione favore del “non voto” a conclusione dell’anno scolastico, almeno per la scuola primaria e per le classi intermedie.
Posizioni, ovviamente, in controtendenza anche rispetto alle indicazioni che stanno arrivando dall’ “alto”
E’ di questi giorni un ampio documento del Forum per l’educazione e per la scuola del Piemonte di cui fanno parte numerose associazioni professionali di diversa ispirazione (tra le altre Aimc, Cidi, Mce, Uciim, Proteo e Legambiente).
“Alle attività didattiche a distanza svolte dai ragazzi non devono essere dati i voti” sostengono le associazioni del Forum che aggiungono: “Per garantire la massima vicinanza possibile degli allievi alla scuola dell’emergenza, occorre rinunciare (anche per le scuole superiori) a forme di valutazione penalizzanti che cristallizzano ancor più le già esistenti diseguaglianze fra gli allievi. Le ‘verifiche’, i colloqui o le ‘interrogazioni’ sono occasioni di apprendimento, non strumenti per condannare e ‘allontanare’ ancor più chi sbaglia”.
“La valutazione di esercitazioni e verifiche – sostiene sempre il Forum – non dovrebbe essere finalizzata alle ‘pagelle’, ma assumere una forte valenza autovalutativa. Potrebbe essere questa l’occasione per dare ai processi valutativi il giusto peso superando gli stravolgimenti e le incomprensioni che da sempre vediamo in atto nella nostra scuola in modo da recuperare non solo a parole l’aspetto formativo della valutazione così spesso sacrificato a quello sommativo”.
Nel loro documento le associazioni evidenziamo molte altre questioni fra le quali la disomogeneità delle conoscenze e delle competenze in ambito “digitale” dei docenti italiani nonostante le risorse finanziarie (e non solo) che finora sono state impiegate.
Carenza che “rischia di amplificare la prevalenza di modalità trasmissive ancora molto presenti nella scuola italiana”.
In proposito, il Forum ritiene che, l’emergenza che sta attraversando la scuola potrebbe essere l’occasione per favorire la pratica collaborativa fra i docenti proprio perché le competenze, e quelle tecnologiche in particolare, sono distribuite a macchia di leopardo nelle scuole: “Oggi più che mai è importante la condivisione delle buone pratiche e la messa a disposizione delle proprie esperienze”.
Ma l’attenzione andrebbe posta secondo il Forum anche sulle disuguaglianze nelle competenze e nelle possibilità di acceso alle strumentazioni digitali: “Le attività di didattica a distanza si rivolgono infatti ad alunni e studenti che hanno raggiunto livelli diversissimi nei propri percorsi formativi, parte dei quali già faticavano ad apprendere; la didattica a distanza rischia di essere proficua per alunni già competenti, molto meno per chi aveva sviluppato competenze neppure sufficienti a fruire delle proposte didattiche sostenute dalla presenza dell’adulto di riferimento”.
Ci sono in ogni caso scelte da evitare, come quelle – afferma il Forum – di “dover ‘finire il programma’, di volere a tutti costi ‘dare i voti’ a quanto i ragazzi stanno facendo e imparando, di fingere che tutto possa essere ricondotto alla normalità”.
Il Forum sostiene anzi che è arrivato il momento di lavorare per “tessere un sistema educativo e formativo che dal nido alla scuola secondaria di secondo grado riconosca la centralità dei processi relazionali nell’apprendimento”.
Per concludere con una osservazione relativa al tempo-scuola:
“Non si può pensare che la didattica a distanza possa rispettare gli orari della didattica in presenza mimando da distante un susseguirsi di lezioni frontali scandite dai 60 o 55 minuti per disciplina. Inutile riproporre lo schema ‘al mattino si spiega e al pomeriggio si studia’ che già appariva inadeguato prima del Covid 19! Bisognerebbe ripensare il tempo della scuola insieme a quello dell’apprendimento in una situazione così speciale, ragionare più che sull’orario degli insegnanti sul tempo di apprendimento e di sedimentazione delle conoscenze degli alunni”.
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