L’ultimo rapporto dell’UNICEF, appena pubblicato, ci dice che, mentre i paesi di tutto il mondo sono alle prese con la riapertura delle scuole, «almeno un terzo degli alunni nel mondo non sono stati in grado di accedere all’apprendimento a distanza quando le loro scuole sono state chiuse a causa del COVID-19, come afferma il Presidente dell’UNICEF Italia Francesco Samengo, che aggiunge come, sostenuto anche da quanto rilasciato da Henrietta Fore, direttrice esecutiva della OGN internazionale, il numero di bambini la cui istruzione è stata completamente interrotta per molti mesi rappresenta un’emergenza educativa globale. Le ripercussioni potrebbero essere avvertite nelle economie e nelle società per i decenni a venire.
Gli esclusi dalla Dad
Ad essere più colpitii a livello globale sono stati gli studenti dell’Africa subsahariana, con metà degli scolari che non sono attrezzati per seguire attività didattiche a distanza, e quelli appartenenti alle famiglie più povere (il 72%) e quelli che vivono nelle zone rurali del mondo.
Il rapporto rileva inoltre tassi di esclusione diversi a seconda delle fasce d’età, i più piccoli infatti sono quelli che probabilmente sconteranno maggiormente l’esclusione dalla didattica a distanza negli anni più critici del proprio sviluppo. L’UNICEF evidenzia anche che circa il 70% dei bambini in età prescolare – 120 milioni in numeri assoluti – non riesce ad essere raggiunto da forme remote di didattica, soprattutto a causa dei limiti dell’apprendimento online per i più piccoli, della mancanza di programmi specifici per questa fascia di età e della carenza di risorse nelle famiglie di appartenenza.
Nel dettaglio, ad essere esclusi sono il 29% degli alunni delle scuole primarie – 217 milioni in tutto – e circa il 24% degli studenti delle scuole secondarie di primo grado – 78 milioni -, mentre gli studenti delle superiori sembrano essere quelli meno esposti al rischio di rimanere tagliati fuori, sono infatti 48 milioni,coloro che non possiedono in casa le risorse tecnologiche per accedere alla didattica remota, però per questa fascia d’età, anche quando dispongono in casa di strumenti tecnologici adeguati, emerge che molti bambini e ragazzi potrebbero non essere in grado di sfruttare la didattica a distanza a causa di altri fattori, come per esempio, si legge nel rapporto, svolgere faccende domestiche, essere costretti a lavorare per contribuire alla sussistenza familiare, non disporre di un ambiente idoneo per partecipare alle lezioni e studiare, o l’assenza di supporto nell’uso delle piattaforme e dei programmi, online o diffusi tramite altri mezzi.
Uno sguardo specifico all’Italia mette in luce ancora una volta come la pandemia da COVID-19 abbia avuto effetti ancora più drammatici sui più vulnerabili, infatti, secondo l’ISTAT in Italia vivono oggi 1.100.000 bambine e bambini in povertà assoluta e solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile un computer per ogni componente.
Invito dell’UNICEF
Ci auguriamo che gli sforzi messi in campo in questi mesi permettano la riapertura delle scuole in sicurezza, allo stesso tempo, nell’eventualità di nuove chiusure, bisognerà garantire un’attenzione speciale a bambini e adolescenti con disabilità, minorenni fuori famiglia o appartenenti a gruppi più vulnerabili, è il commento di Samengo, di UNICEF Italia.
All’indagine si collega anche la campagna globale “Reimagine”, che mira ad evitare che la pandemia di COVID-19 si trasformi in una crisi di lungo periodo per bambini e adolescenti, specialmente quelli più poveri e vulnerabili, l’UNICEF chiede investimenti urgenti per colmare il divario digitale e, raggiungere in tal modo ogni bambino con la didattica a distanza e, cosa ancora più importante, dare priorità alla riapertura in sicurezza delle scuole.