Per alcuni, in verità pochi, coperti, purtroppo, dalle diverse sigle sindacali, il rispetto del contratto è e deve continuare ad essere il vangelo laico anche di questi giorni.
Quasi mille morti al giorno?
Il contratto, il contratto!
Ad un docente che ha avuto il coraggio di ribadire questo mantra ho risposto, come avrebbero risposto tutti i suoi colleghi, ma proprio tutti: “Non è previsto dal contratto che io sia a disposizione tutto il santo giorno della scuola, eppure lo faccio. Ognuno, oggi più di ieri, deve dare il massimo…”.
Anche nella scuola, come nella sanità, ci sono quelli che fanno le cose che devono fatte per senso di responsabilità, anche sbagliando, anche in mezzo a norme che non ci sono. Senza tante quisquilie da azzeccagarbugli.
La ministra Azzolina, ovviamente, formalmente ha confermato che la didattica a distanza non è prevista dal contratto di lavoro, anche se poteva fare di tutto, visto il suo ruolo in questo contesto, per sospendere questo contratto, per un tempo limitato, con precise indicazioni per l’attivazione di una didattica che ci ha tutti riportato alla memoria l’esperienza del maestro Manzi.
E garantendo risorse cospicue per non ingenerare nuove diseguaglianze tra i ragazzi e loro famiglie, ed imponendo ai docenti di riservare tutto il bonus annuale all’acquisto di tablet e wireless. Per rendere cioè efficace il lavoro da casa.
Lo strano è che il governo ha, con più decreti, sospeso le libertà personali, ma non ha pensato di farlo col contratto della scuola: questo la dice tutta su una situazione incancrenita nel nostro mondo della scuola, nel senso che vive quasi sospeso a mezz’aria staccato dalla vita reale. Parlo di pochi, e di alcune sigle sindacali.
Forse che i medici ed i sanitari stanno invocando il rigoroso rispetto del loro contratto?
Ci sarà, ci dovrà essere il tempo per ripensare poi a tutto ciò che serve per rimettere ordine, per ricreare le condizioni di quadro democratico maturo anche nel mondo della scuola, con rifacimento e ripensamento anche degli attuali contratti di lavoro, ancorati a vecchie logiche garantiste, più a favore dei docenti che degli studenti e delle famiglie.
Ma sarà dopo la fine di questa drammatica emergenza.
Resta il dispiacere, quello di leggere, su alcuni social, ancora questi mantra assistenzialistici ed irresponsabili.
Dobbiamo ricordarcelo sempre: non sono le norme a determinare la vita, ma è la vita che chiede alle norme di riconoscerla, secondo equità e diritto per tutti.
Perché sono le persone la fonte del diritto. Solo retorica?
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