Emergenza Coronavirus. #noirestiamoacasa. E quindi “Didattica a Distanza”.
Catapultati in due giorni a guidare un’automobile di cui disconoscevamo l’esistenza, i docenti Italiani si sono trovati improvvisamente immersi in un mondo fatto di registro elettronico, piattaforme, materiali autoprodotti, link, whatsapp e via di questo passo. Le circolari ministeriali ci invitano, oltre a caricare materiali didattici, a tenerci in contatto con gli allievi, incontrarli, parlare loro, rassicurarli. E come? Li faccio venire a casa mia?. Ma noo.
L’animatore digitale mi propone Meet-Hangouts. Due giorni di smanettamento e divento un maestro.
Ed eccoli i ragazzi. Ad una certa ora fisso un appuntamento, e loro, cliccando magicamente su un semplice link, mi raggiungono in rete.
Straordinario. Bellissimo. Eccoli, ce li ho tutti sullo schermo in piccoli quadratini che sembrano tanti gnomi; eccoli nella loro fragilità e impacciati davanti alla telecamera del loro telefonino; non è un selfie, ma una videoconferenza con il professore.
Ci vediamo, ci sentiamo, chattiamo e, volendo posso anche condividere con loro lo schermo del mio computer per fare una videolezione in diretta. Che bella la tecnologia.
Sono titubanti, non si fanno vedere, si nascondono alla telecamera, qualcuno la spegne addirittura ma rimane in contatto audio. Ed io barba lunga e tuta da casa (non ultimo modello) seduto nel mio trono davanti al pc.
Non hanno alcuna voglia di sentir parlare di Geografia (la mia disciplina), forse più in là; e lo si capisce subito. Vogliono raccontarti, manifestare la confusione di un momento storico che ancora non comprendono a pieno, costretti a casa dall’oggi al domani a causa di un nemico invisibile che non riescono a vedere e capire.
Vogliono parlare di questa nuova dimensione: “professore non caricate troppi compiti, non vi stiamo dietro”; “professore così non ce la faccio, non riesco ad organizzarmi, non so cosa fare”; “professore, il nostro compagno rimane fuori, non ha la password del registro, dove abita non ha la linea e rimane indietro”; “professore, ci manca la scuola, così è brutto; “professore, ci mancano i vostri rimproveri”; “professore non vi siete fatto la barba”; mi vergogno a farmi vedere e stacco la telecamera”; “professore quanto durerà questa storia; “professore ci mancate”;
Ma come?? Vi manco?? Non posso crederci. Se, fino a ieri, ricevevo rimproveri di continuo che non vi mando in bagno, che non vi concedo spazio, che non vi lascio riposare a fine ora, che parlo assai.
Sì, ma ci mancate. Possibile? Sì, prof, ci mancate.
E , se devo essere sincero, anche voi mancate a me.
Ma passerà, e dopo, sarà tutto molto più bello. Forse il coronavirus ci farà capire meglio la bellezza e l’importanza della scuola; che trattasi del luogo privilegiato dove cresciamo insieme, ci confrontiamo e ci prepariamo al meglio per la vita. E i professori crescono con voi, anche se hanno qualche annetto come me. E’ bello scoprire che i ragazzi, malgrado tutto, ti apprezzano e ti stimano e che il tuo lavoro ti manca.
#ioadessorestoacasa. Ma dopo:
#miimpegneròsempredipiùperricostruire.
Massimo Marzano
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