La varietà di applicazione o di rifiuto di attuare la didattica distanza, sta creando più di un problema nelle scuole. A livello ministeriale, si sta cercando di introdurre un po’ di ordine con il decreto scuola in via di emanazione contenente indicazioni sull’indispensabilità dell’utilizzo. Anche i presidi hanno deciso di prendere posizione: lo fanno l’Anp e l’Andis.
Per l’Associazione nazionale presidi, la didattica a distanza in generale non è “la panacea per tutti i problemi della scuola ma una opportunità da non perdere“, anche perché permette di “costruire percorsi di insegnamento-apprendimento più agevolmente di quanto si possa fare in presenza
In una lunghissima nota, il sindacato sostiene che “le scuole si sono dimostrate capaci di reagire con creatività, organizzandosi nel modo più utile per coinvolgere i propri studenti, cercando metodi diversi per adattare alla situazione di emergenza quello che ieri era considerato di routine”.
Il primo sindacato dei dirigenti scolastici si pone quindi “il problema di come praticare la didattica a distanza (DAD) e, soprattutto, di come effettuare la valutazione a distanza (VAD) degli apprendimenti”.
Partendo dalle “norme ordinamentali in vigore per trarne spunti di riflessione che possano esserci di aiuto”, l’organizzazione guidata da Antonello Giannelli sostiene che “la valutazione non deve essere altro che uno strumento di rilevazione del progresso di apprendimento inteso come maturazione personale. Non è essa stessa, dunque, la finalità del sistema. Nel nostro Paese, però, la valutazione incontra seri ostacoli culturali, è un tema molto spinoso da affrontare in tutti i settori e lo è, in particolare, nella scuola”.
Questo perché, sostiene l’Anp, “la consolidata tradizione scolastica, infatti, è spesso difforme dalle suindicate prescrizioni in quanto la rilevazione delle conoscenze predomina su quella di abilità e competenze; gli strumenti valutativi tradizionali di tipo non oggettivo (compiti in classe e interrogazioni orali) prevalgono su altre tipologie di prove; c’è la tendenza a utilizzare criteri non oggettivi e di tipo impressionistico; sono troppo spesso operate delle indebite valutazioni “comparative” tra alunni; si preferisce di gran lunga “sanzionare gli errori” (ciò che l’alunno non sa) invece di valorizzare gli aspetti positivi (quello che l’alunno sa o sa fare)”.
Questa situazione, continua Anp, “è insoddisfacente perché la valutazione è caratterizzata da soggettività e autoreferenzialità, favorite peraltro dall’assenza di standard nazionali”.
Per il sindacato, l’emergenza, quindi, “sembra imporci un maggiore rispetto di quelle norme e di quelle indicazioni professionali che troppo a lungo abbiamo trascurato e ci chiede di ricorrere a strumenti diversi, in grado di evidenziare i progressi di apprendimento. Anp sostiene, addirittura, che “attraverso la didattica a distanza è possibile, quasi paradossalmente, costruire percorsi di insegnamento-apprendimento personalizzato e inclusivo più agevolmente di quanto si possa fare in presenza, e che risulta più naturale valorizzare ogni docente quale progettista del contesto e facilitatore del processo di apprendimento”.
Per il sindacato dei presidi in questi giorni i docenti “sono chiamati a operare nella piena consapevolezza della propria professionalità, ben descritta dall’articolo 27 del CCNL 2016/18 del comparto “istruzione e ricerca”: servono competenze disciplinari, informatiche, linguistiche, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali, di orientamento e di ricerca, documentazione e valutazione. In tutta evidenza, si tratta di competenze sofisticate che devono essere oggetto di costante aggiornamento e manutenzione”.
“Va sottolineato, infatti, che la tecnologia è concretamente utilizzabile quale strumento operativo della didattica solo nella misura in cui i docenti ne siano competenti; il che impone loro un enorme sforzo di aggiornamento che oggi si basa sulla generosità individuale dei più ma che, all’indomani del ritorno alla normalità, dovrà essere accuratamente pianificato, finanziato ed attuato a livello di sistema”.
Inoltre, l’Anp ritiene che “l’esigenza di mantenere vivo il contatto tra docenti e discenti assume rilevanza sociale ancor prima che didattica. Da questa considerazione discende l’indiscutibile importanza della tecnologia, con buona pace dei suoi detrattori ad ogni costo”.
Sul tema della valutazione della DaD, il sindacato sostiene che “non può più essere misurata in rapporto alla prestazione ideale, prefissata autonomamente da ciascun docente, ma diventa necessariamente l’attestazione progressiva dei passi compiuti dagli alunni, anche avvalendosi dei continui feedback da questi forniti, grazie all’interattività delle piattaforme telematiche”.
In tale contesto, secondo Anp “gli ‘errori’ non vanno considerati come elementi da sanzionare, ma piuttosto da rilevare e segnalare all’alunno, affinché si corregga e migliori il suo apprendimento; i voti assegnati devono riferirsi solo a singole prestazioni e non devono assurgere a valutazione complessiva dello sviluppo dell’identità personale dell’alunno; prima di ogni verifica si devono informare gli alunni sui criteri valutativi per consentire loro di auto-valutarsi e di correggere gli errori; in fase di scrutinio, la valutazione deve essere comprensiva di tutti gli elementi di giudizio raccolti e tenere conto dei progressi nell’apprendimento”.
Anp sostiene che “non ha senso voler applicare alla DAD le modalità valutative proprie della didattica in presenza”.
E quindi questi aspetti devono passare per apposita “delibera da parte dei collegi dei docenti e dei consigli di classe, organi tecnici competenti in materia di progettazione didattica e valutazione. Se non si può deliberare in presenza, dobbiamo necessariamente ammettere la legittimità della delibera a distanza in quanto, altrimenti, dovremmo accettare l’inaccettabile e cioè l’impossibilità ontologica dell’ordinamento di far fronte ad una emergenza assoluta ed obiettiva”.
Una impostazione “ancora più necessaria con riferimento alle esigenze di inclusività ed alla particolare attenzione prevista dalla legge per situazioni specifiche come quelle degli alunni con BES.
In conclusione, per l’Anp, “la scuola, soprattutto in questo momento di difficoltà e di crisi, assume un ruolo fondamentale per gli alunni che vedono stravolte le loro abitudini e il loro modo di vivere e socializzare, in quanto mantiene una relazione tra di loro e con i docenti, consente di condividere le difficoltà comuni, preoccupazioni e speranze per il futuro ed è in grado di motivarli”.
“La DAD è un’eccezionale e stimolante occasione di scambio, condivisione e cooperazione tra i docenti e i discenti”.
Ecco perché, conclude Ano, “possiamo e dobbiamo cogliere l’enorme opportunità offerta da questa, per altro canto terribile, esperienza: come spesso accade, dalla crisi può nascere un mondo migliore”.
Anche l’Andis, con il suo presidente Paolino Marotta, dice la sua sulla DaD, sostenendo “che in questa fase il ministero dell’Istruzione sta supportando con modalità tempestive e coerenti il sistema educativo di istruzione e formazione”.
Marotta ammette però che “una parte degli studenti – per motivazioni varie – non sta partecipando alle attività di DaD con la dovuta diligenza e regolarità”.
In vista delle misure straordinarie che il MI si accinge ad introdurre “per regolamentare la valutazione delle attività didattiche a distanza e l’ammissione degli alunni alla classe successiva”, l’Andis avanza una serie di proposte”.
Sull’ammissione degli alunni alla classe successiva, “gli elementi di valutazione che i docenti stanno raccogliendo in questa fase andrebbero utilizzati con valenza formativa, non per determinare debiti. Se il Ministero dovesse decidere di procedere, in deroga al DPR 122/2009 e al D.Lgs. 62/2017, all’ammissione all’anno successivo di tutti gli studenti delle classi non terminali del I e del II ciclo, la valutazione finale potrebbe essere rinviata alla fine dell’anno scolastico 2020-21”.
Secondo il leader dell’Andis, inoltre, “il decreto dovrebbe chiarire quali sono, in regime di DaD, le prestazioni minime a cui sono tenuti i docenti e gli obblighi di frequenza degli alunni; una deroga (limitata al corrente anno scolastico) alle norme che riguardano il funzionamento degli OO.CC., gli scrutini, l’attribuzione dei crediti nel triennio degli istituti di istruzione secondaria di II grado, le prove INVALSI, i PCTO, i progetti avviati con fondi PON, l’adozione dei libri di testo”.
Marotta, infine, auspica l’avvio “di un piano nazionale di formazione dei docenti sulla DaD avvalendosi di esperti qualificati da individuare a livello nazionale”.
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