Da tante parti d’Italia arriva un grido di dolore emesso con forza da tante mamme le quali, già stressate dal lavoro fuori o casa, devono pure fare i conti coi compiti che tanti prof assegnano ai figli per “teledidattica” o per “telechat”, confermando così che parte della nostra scuola non riesce a schiodarsi dall’insegnamento frontale e che è pure restia a utilizzare le nuove tecnologie, nonostante il bonus di 500 euro il quale, secondo i dati pubblicati, è per lo più speso per l’acquisto proprio di strumenti informatici.
Ed è tanto vero questo disagio espresso dalle mamme, e dai papà, che lo stesso Miur ha sentito la necessità di ricordare che la teledidattica non può essere solo l’invio da remoto dei compiti da svolgere a casa, senza accompagnarli con alcun contatto visivo a distanza.
Dal canto suo il Miur ha messo a disposizione anche una casella di posta elettronica dedicata all’help desk (supportoscuole@istruzione.it), sperando che i docenti la usino.
E come se non bastasse, è stato pure reso noto che gli istituti che comunicano online con le famiglie ha ormai raggiunto quota 97%, mentre quelli dotati di connettività arrivano al 93%.
Tuttavia ciò che sembra mancare è il perno principale su cui ruota la didattica a distanza e cioè il livello di formazione dei docenti, pari al 47-48%, numero davvero basso e per questo il Miur sta spingendo, su altra spinta del virus che ha fermato le scuole italiane, a usare di più le potenzialità del registro elettronico, le classi virtuali, i canali digitali per produrre e condividere contenuti, giusta la nota del 6 marzo.
Con la stessa nota il Miur ha pure invitato gli esperti già formati e le équipe formative a venire incontro alle scuole rimaste indietro, mettendosi a disposizione dei presidi e dei docenti.
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