Personale

Didattica a distanza, quando diventa obbligatoria: l’esperienza dell’Australia

Confessiamolo pure, per la maggior parte dei docenti – non solo italiani – l’esperienza della didattica a distanza non è stata affatto esaltante. Non perché non fossero preparati a gestirla, quanto piuttosto perché le nozioni stesse di pedagogia, metodologia, processo di insegnamento/apprendimento si fondano sull’incontro, sulla presenza viva, in carne e ossa, del docente e del discente; si nutrono di sguardi, di gesti, di azioni e posture. Si potrebbe, quasi, dire della Scuola quello che tanto bene ha detto oggi Michela Murgia a proposito del Teatro sulle pagine del quotidiano La Repubblica: “senza il corpo dal vivo, il Teatro non c’è”. La DAD è stata, dunque, perlopiù considerata come una malaugurata parentesi da chiudersi al più presto.

Un continente smisurato dove la scuola non arriva dappertutto

Tuttavia, per molti ragazzi che vivono in zone remote e isolate dell’enorme continente australiano la didattica a distanza è l’unica, possibile, forma di istruzione e formazione scolastica.  Pensiamoci un attimo: in una superficie di circa 8 milioni di Km2 – più di 25 volte l’Italia, per intenderci – le vere metropoli sono soltanto due, Sidney e Melbourne, seguite da Brisbane, Perth, Adelaide e Canberra, la capitale, che conta meno di 500.000 abitanti. E tutte sono concentrate sulla costa sud del continente. Per il resto, immense zone minerarie o dedite all’allevamento e all’agricoltura, con una densità media di 0,2 abitanti per Km2, contro i circa 160 nelle grandi città costiere.

Adelaide Miethke “inventa” la School of the Air

Immaginate, dunque, un bambino che ha la ventura di nascere in una remota fattoria del Territorio del Nord e che a un certo punto deve intraprendere il suo percorso di istruzione scolastica, esattamente come un bambino di Sidney o di Melbourne. Che fare? Niente paura, per fortuna ci aveva già pensato – addirittura alla fine della Seconda guerra mondiale – la signora Adelaide Miethke, educatrice, docente e filantropa australiana, nata nel 1881, che all’inizio degli anni ’50 ebbe la brillante idea di utilizzare la radio da poco diffusasi nel mondo, per l’istruzione dei bambini del vastissimo entroterra australiana. Con sede ad Alice Springs, cittadina di circa 25.000 abitanti alle porte del “nulla”, nasce così la School of the Air che l’anno prossimo festeggerà i suoi primi settant’anni.

Non solo istruzione obbligatoria

Obiettivo della School of the Air: fornire un’istruzione di base a tutte le ragazze e i ragazzi, dai 5 ai 14 anni, che vivendo in zone remote del continente australiano non hanno la possibilità di recarsi fisicamente a scuola. I docenti, che prima sfruttavano le onde radio per comunicare con I loro allievi, dispensano le loro lezioni attraverso il Web e, grazie alle nuove tecnologie, accompagnano gli studenti che lo desiderano, anche oltre gli anni dell’istruzione obbligatoria, sino alla fine della secondaria superiore. La School of the Air è operativa per quaranta settimane all’anno, segue lo stesso calendario e gli stessi programmi delle scuole del Territorio del Nord. Insomma, una sorta di DAD obbligata che fornisce un servizio essenziale a migliaia di bambine e bambini che altrimenti rischierebbero l’analfabetismo permanente.

Gabriele Ferrante

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