Oltre agli 85 milioni di euro approvati con il decreto legge ‘Cura Italia’ per evitare il contagio del Coronavirus, l’attuazione della didattica a distanza necessita di un supporto umano: quello degli assistenti tecnici. Soprattutto nella scuola primaria, dove il livello di competenze è più basso.
“Gli assistenti tecnici hanno un ruolo fondamentale”: anche da casa, con il lavoro “agile”, possono, in questo momento di didattica sospesa, aiutare le famiglie, gli studenti e gli stessi docenti che stanno lavorando con la didattica a distanza, ha spiegato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, durante la diretta facebook organizzata per commentare le parti del decreto relative alla scuola.
Il loro aiuto in fase di realizzazione della didattica on line, potrebbe essere importante. Tuttavia, va ricordato che sono presenti solo nelle scuole secondarie di secondo grado e in pochissime scuole medie.
Il ministero aveva così tentato di introdurne un migliaio nel primo ciclo. Solo che nel testo finale del decreto “Cura Italia” approvato il 16 marzo dal Consiglio dei ministri, potrebbe essere all’ultimo momento saltata la disposizione, come avevamo subito osservato, della sottoscrizione dei contratti tempo determinato (con scadenza 30 giugno 2020) per assumere altrettanti assistenti tecnici nella scuola primaria.
La norma dell’articolo 118, avrebbe permesso di assicurare “la funzionalità della strumentazione informatica” ed “il supporto all’utilizzo delle piattaforme di didattica a distanza”.
Il decreto avrebbe dovuto stanziare allo scopo poco più di 9 milioni di euro da ripartire tra le istituzioni scolastiche, tenuto conto della distribuzione per reddito nella relativa regione e del numero di studenti di ciascuna.
In effetti, non sono poche le scuole dove le strumentazioni tecnologiche risultano carenti.
Dall’ultimo rapporto Eurydice, dal titolo “Digital Education at School in Europe” (a disposizione anche la sintesi “Eurydice Brief Digital Education at School in Europe”), risulta evidente l’importanza della tecnologia nell’istruzione moderna.
Di grado di informatizzazione della scuola italiana decisamente basso, si è parlato anche durante l’ultima settimana del coding quando è stato rimarcato che l’Italia in fatto di digitalizzazione è tra gli ultimi Paesi dell’Unione europea: addirittura si posiziona solo al 25esimo posto.
Secondo l’indice digitale europeo Desi per il 2018, per il quarto anno consecutivo, nonostante dei leggeri passi avanti, il nostro Paese si colloca quasi all’ultimo posto in Europa nell’ambito delle competenze e dell’utilizzo del digitale: l’Italia si conferma infatti, solo al 25esimo posto su 28 membri della UE. L’unica nota positiva è la crescita della copertura della Fibra ottica in fase di forte recupero passando dal 23esimo posto al13esimo.
Sul tema, la Gilda degli Insegnanti ha raccolto le testimonianze di diverse scuole, che lamentavano di essere “carenti di mezzi informatici, con i dirigenti scolastici che ‘invitavano’ i docenti a portare i pc personali per metterli a disposizione degli alunni”.
Il problema non è tanto la mancanza di computer, ma la loro obsolescenza, la scarsità di sistemi operativi e software moderni. Anche le connessioni ad internet sono lente e difficoltose.
Tutti problemi che ora vengono riscontrati anche da docenti (però non molti, perchè negli ultimi quattro anni si sono avvalsi in alto numero della carta del docente per acquistare pc e tablet) , alunni e famiglie, costretti ora a fare didattica dalle mura domestiche.
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