Fra le segnalazioni sul problema della didattica a distanza che in questi giorni arrivano alla nostra redazione, ce ne sono diverse provenienti anche dai genitori.
Molti ci scrivono per parlarci dell’esperienza positiva che stanno vivendo, qualche genitore si dice piacevolmente sorpreso dell’impegno con cui il proprio figlio sta affrontando la situazione.
Ma c’è anche chi ci parla di problemi e difficoltà.
Per esempio, un tema che da più parti viene sollevato è quello della eccessiva mole di compiti che viene “scaricata” dagli insegnanti sugli alunni, a partire da quelli delle scuole primarie.
La madre di uno studente di un istituto tecnico torinese entra in qualche dettaglio e racconta che il figlio frequenta on line 6-7 ore al giorno (cioè l’orario completo) per un totale di 32 ore settimanali.
A quanto lei stessa racconta, se uno studente della classe non riesce a connettersi per i più diversi motivi viene dato per assente anche sul registro.
Ma l’aspetto più curioso – stando sempre al racconto del genitore – è che quando uno studente viene “interrogato”, l’insegnante di turno chiede a tutti gli altri di disconnettersi.
Ora, senza entrare nel merito dei singoli problemi segnalati da questo o quel genitore, ci sembra di poter tranquillamente affermare che, forse, potrebbe essere opportuno affrontare tutta questa situazione con maggior serenità e in modo non fiscale, come peraltro sta dicendo lo stesso ministero dell’Istruzione.
Psicologi e pedagogisti intervenuti in queste settimane stanno sottolineando che, in questa fase, i ragazzi (ma anche le famiglie) hanno l’esigenza primaria di sentire che il “mondo adulto” e la scuola in particolare si preoccupano e si prendono cura di loro.
E’ questo l‘obiettivo principale da perseguire, poi se si riesce anche a fare una “bella lezione” a distanza va benissimo e sicuramente gli studenti la apprezzeranno molto.
Di dubbia utilità, oltre che non previsti dalla normativa, risultano invece le pratiche valutative a distanza che taluni insegnanti, che per fortuna non sono la maggioranza, stanno mettendo in atto in questi giorni, al fine anche di stimolare gli alunni.
Per finire, ci arrivano anche segnalazioni di genitori e studenti che esprimono sconcerto per iniziative singole, pubblicizzate anche sui social, di docenti che dichiarano senza problemi di aver scritto al proprio dirigente di non essere in grado di fare assolutamente nulla, in quanto del tutti privi di ogni strumento di lavoro (PC, tablet, ecc..) e di ogni forma di connessione. E anche in questo caso, le proteste dei genitori non mancano.
Quelle dei docenti impossibilitati a fare didattica da casa, sono iniziative certamente legittime e perfettamente rispettose anche dei doveri contrattuali. Tuttavia, forse, in questo momento non contribuiscono a fornire all’esterno un’immagine gradevole della scuola e dei suoi operatori.
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