I lettori ci scrivono

Didattica a distanza: un’opportunità per riflettere sull’educazione

Il coronavirus ha scoperchiato il pentolone della scuola.

Sono visibili gli itinerari che gli studenti sono chiamati a percorrere; il tarlo che corrode il servizio formativo è affiorato: l’ambiguità terminologica.

Le direttive emanate dal ministero consentono di soppesare l’adeguatezza della didattica con gli enunciati del Piano Triennale dell’Offerta Formativa.

Se ne trascrivono alcune: “E’ essenziale non interrompere il percorso di apprendimento”; “Ogni studente sia coinvolto in attività significative dal punto di vista dell’apprendimento”; “Dare vita a un ambiente di apprendimento”; “Va esercitata una necessaria attività di programmazione”.

“Apprendimento” è la parola chiave: essenziale specificarne il significato.

Anna Maria Ajello, presidente Invalsi, fornisce la piattaforma su cui collocare il punto d’osservazione:

La nozione di apprendimento a cui si può far riferimento, se pensiamo alla competenza, si caratterizza come esito di attività autentiche a cui il soggetto prende parte e di cui conosce a pieno il significato, e non come esito di apposita memorizzazione. La sua fondamentale caratteristica è il diretto coinvolgimento dell’individuo e il suo prendere parte attiva, tanto da imparare con tutti i cinque sensi e non soltanto mediante l’ascolto e lo studio solitario”.

Ha poi specificato che Il concetto di competenza fa ancora fatica a entrare nella pratica didattica” e ha suggerito di riflettere sul fatto che Una competenza non è qualcosa che s’insegna, ma un modo di insegnare che permette agli studenti di diventare competenti; “Ci sono moltissimi modi per farlo, e sta a ogni insegnante capire qual è quello giusto nel proprio caso”; “Essere competenti vuol dire padroneggiare una conoscenza, cioè averla capita fino in fondo, saperla individuare nel proprio bagaglio e usare quando ce n’è bisogno, saperla adattare a circostanze diverse”.

L’osservazione del lavoro casalingo degli studenti consente di rispondere a quesiti del tipo:

Il significato delle attività è conosciuto a pieno?

Il coinvolgimento è totale o si limita all’ascolto e alla memorizzazione?

La motivazione è autentica?

Esiste partecipazione nell’individuazione dei percorsi?

La programmazione formativa ha portato a unità le proposte didattiche dei diversi insegnamenti?

Sono visibili le scelte operate per promuovere le competenze?

Enrico Maranzana

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