Sono Silvia Pascale docente di Lettere dell’IC 4 Stefanini di Treviso e in tutta questa corsa alla didattica on line e all’ansia da valutazione, lo stress per genitori, alunni e anche noi professori, desidero condividere un lavoro che stiamo costruendo con i miei ragazzi di 12 anni (2 classi di 2 Scuola secondaria di I Grado) con l’aiuto anche dei genitori.
Una premessa è d’obbligo: io mi occupo da anni di deportazioni, campi di concentramento e Memoria in particolare di Internati Militari Italiani. Sono Consigliere Nazionale dell’ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati nei Lager Nazisti) e Presidente della sezione di Treviso. A maggio del 2019 sono stata selezionata dal Miur e dal Memorial de la Shoah a Parigi per la 9° edizione dell’Università Italiana “Pensare e insegnare la Shoah” che si è svolta a Parigi dal 27 al 31 maggio 2019. Ho al mio attivo svariate pubblicazioni e partecipazioni a convegni internazionali e mi occupo anche di didattica innovativa oltre che collaborare con alcune Università.
Con i ragazzi avevamo in programma di rappresentare “La Favola di Natale” di Guareschi il giorno 7 maggio presso l’Auditorium del nostro istituto e contestualmente sarebbe uscito il volume, curato da me con saggi di altri colleghi e amici, a corredo dell’opera che vedeva in scena come attori, musicisti e cantanti i ragazzi.
Perché il 7 maggio? Perché coincide con la fine delle operazioni di guerra e l’apertura degli ultimi Lager di internamento.
Ovviamente vista la situazione, la sospensione dell’attività didattica in presenza e l’impossibilità a effettuare le prove, ho comunicato ai ragazzi collegati in videolezione che purtroppo il lavoro sarebbe slittato al prossimo anno scolastico: appena data la notizia ho visto lo sconforto e la delusione, ma subito, (come sempre i ragazzini sono meravigliosi), un alunno mi lancia una proposta. “Professoressa perché non inseriamo anche noi dei lavori nel volume?”
E subito è stato un susseguirsi di emozioni…
“Prof. Io sono brava a disegnare”… “Prof io vorrei scrivere una poesia!!!!”
Ecco riaccendersi la gioia di fare insieme, anche se distanti, di condividere un lavoro…di confrontarsi e discutere come facciamo sempre in classe.
“Prof., Guareschi ha scritto quest’opera in campo di concentramento ed è stato isolato dai suoi affetti per due anni; anche noi siamo isolati dai nostri amici, dai nostri cugini….”
“Prof. io mi sento come Giovannino: non posso più andare dai nonni…Dai prof. vedrà che bravi che siamo!!!!”
Ecco che ci siamo messi all’opera: abbiamo riletto insieme la Favola in video lezione, ognuno di loro si è soffermato su dei personaggi che più l’avevano colpito; piano piano sono nate idee per i disegni …., un alunno ha preparato degli origami e c’è chi ha dipinto con la pianta dei piedi…. E ora con il supporto anche dei genitori che sostengono questo lavoro e di un’amica in particolare, Michela Bayou che ha coordinato la parte grafica, stiamo procedendo verso la bozza finale del testo che vede quindi impegnati gli studenti delle mie due classi seconde. Anche i ragazzini in difficoltà che rischiano di perdersi senza la normale attività scolastica partecipano sapendo che il loro contributo sarà considerato perché tutti avranno il loro spazio.
È un lavoro, quello dello studio della deportazione dei militari italiani dopo l’8 settembre nei Lager del Terzo Reich in cui credo molto: credo che sia fondamentale passare ai nostri ragazzi questa pagina di storia che non compare, se non a volte per brevi cenni, nei nostri manuali scolastici.
Così Alberto, il figlio di Guareschi, mi scrive al primo invio dei materiali: “Cara Silvia,
grazie di cuore per avermi inviato in anteprima i disegni e la commovente poesia che alcuni suoi alunni hanno dedicato a mio padre e alla sua Favola di Natale. Una favola – le cui muse ispiratrici furono «fame, freddo e nostalgia» – nata per consolare gli internati militari nei Lager tedeschi lontani dai loro cari ed è riuscita a rasserenarli tenendoli aggrappati alla vita e alla speranza di poterli rivedere. È confortante sapere che questa favola riesce a coinvolgere emotivamente anche questa nuovissima generazione…
Un augurio per una felice conclusione in “videoconferenza”.
Vi lascio con una considerazione: la didattica on line, forse, dovrebbe essere da stimolo, da input per attività che poi i ragazzi “catturano” e trasportano all’interno delle loro case, che possono magari condividere con genitori o fratelli e sorelle; non una semplice consegna di compiti. I ragazzi hanno bisogno di essere sereni e di sapere che anche dall’altra parte del video ci sono persone che ancora credono in loro e che li sostengono in questo difficile momento.
Ecco il mio obiettivo di “fare scuola” da sempre, ma in modo particolare ora: dare serenità e stimolo creativo…. E il volume uscirà a breve grazie anche ad un’altra grande persona: Carlo Santi….l’unico editore che ha sempre creduto nei miei progetti.
Silvia Pascale
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