Tra gli esperti epidemiologi e virologi pare non ci siano pareri concordanti sul fatto che la chiusura delle scuole possa effettivamente essere utile allo scopo di contrastare la diffusione del coronavirus, ma un’opinione consolidata pare essere quella secondo cui durante l’estate le epidemie influenzali siano decisamente meno diffuse non perché il calore contrasti i virus, quanto piuttosto in virtù del minore assembramento in luoghi chiusi e del Maggiore tempo passato all’aria aperta.
Sulla base di queste riflessioni perché allora non ipotizzare almeno una parte di lezioni svolte all’aria aperta?
In particolare le lezioni di educazione fisica, proponendo attività sportive all’aria aperta, non potrebbero contribuire a migliorare la salute dei nostri allievi e ridurre la possibilità che diventino portatori, seppur sani, di virus di ogni genere?
Ma anche per quanto riguarda le altre materie, non si potrebbe ipotizzare qualche lezione socratica svolta camminando in un parco vicino alla scuola?
Lezioni di questo tipo, con tutta probabilità, non costituirebbero un pericolo di diffusione del coronavirus, ma anzi, migliorando le condizioni di salute di studenti e insegnanti, forse potrebbero contribuire a contrastarlo.
Certo non tutto potrebbe essere svolto così, ma queste lezioni potrebbero affiancarsi alla didattica digitale.
Sarebbe sufficiente rispettare le norme sulle uscite didattiche che prevedono un’insegnante ogni 15 allievi più uno per eventuali allievi con disabilità e, data la situazione, non dovrebbe essere così difficile l’organizzazione, visto che non occorre fare le sostituzioni che in genere è necessario fare per organizzare uscite didattiche.
Sarebbe però indispensabile una disposizione ministeriale, che consenta di svolgere questo tipo di lezioni malgrado la chiusura delle scuole, anche per garantire la necessaria copertura assicurativa.
Queste uscite potrebbero essere svolte nel territorio vicino alla scuola, in parchi o comunque in luoghi all’aria aperta, senza utilizzare autobus né tantomeno alberghi, e potrebbero essere un’occasione per conoscere meglio il territorio circostante e favorire una didattica che proprio dalla conoscenza di questo territorio e dalla vita che in esso si svolge possa essere realmente innovativa.
Immaginiamo lezioni interdisciplinari svolte in un parco o in una strada di campagna, in cui insegnanti di educazione fisica insieme a insegnanti di scienze svolgono lezioni sull’ambiente naturale oppure insieme all’insegnante di arte lezioni sulla pittura e il disegno all’aria aperta oppure insieme all’insegnante di letteratura provare a lasciarsi ispirare dall’ambiente naturale per scrivere poesie o testi in prosa.
La scuola in movimento praticata In alcune scuole svizzere o la pratica delle scuole finlandesi di adottare per ogni classe un pezzo di foresta potrebbero essere dei riferimenti utili e chissà che, facendo di necessità virtù, questa scuola ai tempi del coronavirus non possa diventare una spinta innovativa che almeno in parte riesca davvero a cambiare la scuola italiana, fondamentalmente ancora quasi esclusivamente realizzata attraverso lezioni frontali trasmissive, spesso inefficaci per molti dei nostri studenti.
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