Alla prof Maria Antonietta Ferraloro, scrittrice, saggista (Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo, Pacini Editori), nonché aggiornatrice ed esperta di “Didattica della letteratura” -che ha insegnato anche nei corsi TFA dell’UniCt di Catania, abbiamo chiesto un suo intervento proprio sugli argomenti oggetto della sua collaborazione con l’ateneo catanese
Gli studi letterari attraversano, ai nostri giorni, un grave momento di crisi. Non vi sono fondi per la ricerca. La cultura umanistica è costretta a cedere ore e spazi nella programmazione scolastica e nei corsi universitari. Il professore-intellettuale, specchio e coscienza critica della società, di ogni società, ha ormai perso il suo antico prestigio. Cosa ancora più grave, sembra che noi insegnanti di Lettere non riusciamo più a “fare incontrare”, nelle nostre aule, libri e allievi.
Paghiamo senza dubbio lo scotto di vivere in un’epoca caratterizzata da mutamenti rapidi e profondi. Inoltre, l’avvento della rivoluzione telematica ha contribuito a modificare radicalmente modi e stili di vita e influito, in maniera significativa, sui processi d’apprendimento. I nostri ragazzi leggono poco o male. Preferiscono sostituire quell’ oggetto obsoleto chiamato libro con uno smartphone di ultimissima generazione. Soprattutto, nutrono l’idea balzana ma seducente che si possa conoscere il mondo sfiorando semplicemente la liscia superficie di un touchscreen
Eppure, la Letteratura, serba intatta, come sempre, la sua carica dirompente. Le opere dei grandi maestri – di coloro che Tomasi di Lampedusa definiva, con una espressione pregnante i creatori di mondi – segnano in maniera irreversibile i propri lettori. Li nutrono di conoscenza e sogni. Gli regalano un animo indocile e inquieto. Li educano all’esercizio costante di un pensiero critico. Gli permettono, in poche parole, come dimostrano in maniera inequivocabile anche le neuroscienze, più di qualunque altra esperienza, di maturare e crescere.
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La crisi non riguarda, insomma, la Letteratura, il cui futuro non può assolutamente essere minacciato. Investe, piuttosto, “l’uso” che ne facciamo in classe, il modo in cui la proponiamo ai nostri allievi-lettori. Contrariamente a quanto accadeva ancora sino a pochi decenni addietro, l’ora di italiano fatìca ad offrire ai ragazzi gli strumenti necessari per “costruire” la propria personale identità e per decodificare la realtà, estremamente complessa, nella quale si trovano a vivere.
Come sottolinea anche Giorgio Chiosso, pedagogista tra i più autorevoli, ci troviamo dinanzi a un salto generazionale diverso da quello consueto. Non possiamo limitarci, dunque, prendere atto che l’immaginario dei “nativi digitali” si nutra di mitologie nuove e viva di strategie cognitive molto dissimili da quelle dei padri. Per tornare a costruire ponti robusti tra i testi canonici -anche quelli della contemporaneità- e i giovani, tra noi e i nostri allievi, devono essere rivisti contenuti e confini dell’Educazione letteraria. Occorre, nei fatti, un ripensamento dell’intero processo di insegnamento-apprendimento.
Un contributo importante, in tal senso, può venire dalla Didattica della Letteratura. Nata per accompagnare (e orientare) i grandi mutamenti che investono la società già sul finire degli anni ’60 –e, dunque, disciplina relativamente giovane-, essa riceve i suoi apporti più significativi dall’italianistica, dalla linguistica e dalla teoria della letteratura. Da sempre attenta ai bisogni formativi dei ragazzi, questa disciplina offre un mappa capillare e costantemente aggiornata del territorio educativo nel quale noi docenti ci troviamo ad operare.
Compito della Didattica della Letteratura è quello offrire agli insegnanti uno spazio di riflessione utile a ridefinire argomenti, ruolo e finalità degli studi letterari all’interno del sistema educativo. Naturalmente, l’approccio teorico, da solo, non basta. E’ necessario ( e urgente) riconfigurare anche le modalità di interazione tra docente e discente, mettendo a punto strategie, metodi e strumenti innovativi, efficaci, coinvolgenti. Anche in questo, la Didattica della letteratura più venirci in soccorso. Dentro il suo spazio-laboratorio, infatti, speculazioni teoriche e prassi si incontrano e si sostanziano vicendevolmente. D’altra parte, riportare la Letteratura al centro del “progetto scuola” diventa, al giorno d’oggi, un imperativo categorico.
Gli studi umanistici non si limitano ad essere un momento ineludibile per la crescita dell’individuo. Piuttosto, come viene spesso rimarcato da studiosi del calibro di Luperini, Bauman, Citton, o della Nussbaum -solo per citarne alcuni-, essi costituiscono un presupposto essenziale per salute della democrazia. Tra i compiti che spettano all’educazione letteraria, va dunque annoverato anche l’onere e il privilegio di dover educare gli allievi a vivere pienamente, e con equilibrio, i diritti e i doveri della “cittadinanza terrestre” -la locuzione, bellissima, è di un altro grande, vecchio “ savio”, che risponde al nome di Edgard Morin…
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