Si fa un gran parlare della didattica delle competenze come la nuova frontiera del modo di insegnare oggi che privilegia molto il rapporto euristico ossia il contatto diretto con la realtà, quello che viene definito il compito di realtà.
L’alunno sviluppa questo compito di realtà attraverso il senso pratico di tutto ciò che lo circonda partendo dall’informazione, proseguendo per la conoscenza, per poi arrivare all’abilità che si deve tradurre in competenza.
Con questo approccio troppo aderente alla realtà, sembra far sminuire il concetto di conoscenza e, quindi, del sapere che viene un poco accantonato, ossia non data quell’importanza e quella valenza che dovrebbe avere. La competenza deve essere il risultato complessivo di una serie di apprendimenti e l’apprendimento si costruisce attraverso il sapere.
Questa didattica delle competenze non deve far perdere l’orizzonte primario e basilare della conoscenza, del sapere che deve essere l’asse portante per sviluppare una competenza, senza la quale l’una non può esistere senza l’altra.
Ci deve essere, quindi, un rapporto di complementarietà tra la conoscenza e la competenza. Si sta avendo, invece, l’impressione che si assolutizza molto la competenza a discapito della conoscenza, ma si torna a ribadire che la conoscenza è fondamentale.
Se l’alunno deve eseguire un compito di realtà e al termine del percorso deve essere in grado di sviluppare una competenza è fondamentale che sappia, che conosca, che abbia i prerequisiti per giungere alla competenza.
La didattica delle competenze, attraverso il compito di realtà non deve prescindere dalla conoscenza e soprattutto sminuire il valore del sapere, in virtù del fatto che l’alunno sa fare anche se non conosce il procedimento. I docenti stiano attenti a bilanciare molto e dare il giusto rapporto al trinomio dei compiti di realtà, delle conoscenze e delle competenze perché è una sfida molto delicata su cui si gioca il futuro della scuola italiana e di conseguenza i traguardi degli alunni.
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