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Didattica in laboratorio: solo 4 studenti su 10 la fanno regolarmente

La didattica di laboratorio nel sistema educativo italiano ha una presenza marginale nell’insegnamento delle scienze tutti i livelli scolastici, tanto che appena il 42% degli studenti è in grado di utilizzare i laboratori esistenti. A sostenerlo è Luigi Berlinguer, Presidente del Gruppo di lavoro interministeriale per lo Sviluppo della cultura Scientifica e tecnologia, che il 23 aprile ha presentato presso il Cnr, a Roma, i risultati della prima ricerca censuaria e campionaria realizzata in Italia sullo stato dei laboratori scientifici nelle scuole del Paese.
Dalla ricerca, derivante da un questionario inviato ai docenti di matematica e scienze di ben 11 mila scuole, è derivato che le carenze maggiori consistono nella scarsità delle attrezzature, come diretta conseguenza di difficoltà logistico organizzative; ma anche nel livello qualitativo della preparazione dei docenti per la didattica sperimentale e per il tipo di materiali esistenti.
Certo, sono dati che variano da scuola a scuola, in modo decrescente dal nord al sud. Tuttavia è un fattore comune che l’insegnamento delle scienze, oggi, risulti poco attraente per gli studenti perchè gli esperimenti sono in genere mostrati alla cattedra e solo raramente inseriti in una metodologia di indagine capace di coinvolgere i giovani. “Inoltre – ha spiegato Berlinguer – meno della metà dei docenti porta i ragazzi in laboratorio per praticare la scienza, come dovrebbe essere e così, la conoscenza scientifica, invece di essere esperienza e teoria insieme, resta solo gnoseologia”.
Che cosa fare ? Secondo l’ex ministro della Pubblica Istruzione è necessario procedere ad un cambiamento nella didattica scientifica. E, poiché, gli insegnanti sono la chiave di volta in questa rivoluzione culturale questi dovranno essere messi in condizione di operare. Come? “Con massicci investimenti, dotando le scuole di moderne e funzionanti attrezzature, che oggi sono tali solo in un terzo dei laboratori nelle scuole secondarie e in un quarto nel primo ciclo. Gli strumenti necessari per questa vera e propria rivoluzione culturale – spiega Berlinguer – sono  insegnanti, moderne attrezzature e ridefinizione dei modelli didattici. La conoscenza non deve più essere custodita nei laboratori di ricerca, ma deve circolare e mettere in moto un meccanismo che renda l’approccio alla cultura scientifica accessibile a tutti”.
Durante la presentazione dei dati è stato sottolineato che ora Ministero della pubblica istruzione può disporre di conoscenze che saranno necessarie per sviluppare e migliorare l’apprendimento scientifico e quindi la competitività del sistema Paese.
Alessandro Giuliani

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