Svolgere didattica in presenza e contemporaneamente quella a distanza è complicato: lo stanno provando in questi giorni i docenti di una decina di regioni dove l’attività è ripresa con la modalità del 50% di studenti in classe e l’altra metà collegati da casa. La contemporaneità dei due contesti di studio – a scuola e a casa – è spesso difficile da gestire.
Oltre alle difficoltà oggettive nel condurre una lezione con due “platee” completamente diverse, non di rado gli studenti collegati on line si ritrovano esclusi per una serie di motivazioni indipendenti dalla loro volontà: dalla mancanza di una linea internet di livello (anche della scuola), come di computer, microfoni o altri dispositivi adeguati, ma anche da “disturbi” occasionali reciproci che possono determinare interruzioni temporanee e giornaliere.
L’impressione, guardando anche ai contagi che non sembrano arretrare, per non parlare dell’ancora altissimo numero di decessi provocati sempre dal Covid, è che la didattica in presenza al 50% andrà avanti alle superiori ancora per diverse settimane.
In Emilia-Romagna già è stato stabilito che proseguirà almeno fino a sabato 6 febbraio. Una nota dell’Ufficio scolastico regionale, d’accordo col presidente di Regione Stefano Bonaccini e con la Prefettura di Bologna, parla di decisione definita “opportuna” in considerazione dell’andamento dell’epidemia del coronavirus e della valutazione di rischio ora considerato complessivamente “alto” in base ai dati forniti oggi all’Usr dalla Regione.
Disco rosso, almeno in Emilia-Romagna, quindi all’ipotesi ventilata nei giorni scorsi di un rientro in classe al 75% per le superiori dalla prossima settimana
L’Usr emiliano-romagnolo è chiaro: ci sono preoccupanti focolai e il ritorno alla didattica in presenza al 50% “deve rispondere al medesimo principio di rigorosa applicazione delle misure di sicurezza”.
Intanto, proseguono le proteste degli studenti. Mercoledì 20 gennaio, il liceo ginnasio Giovanni Berchet di Milano, uno dei primi licei classici della città, aperto nel 1911, è stato occupato: una quindicina gli studenti sono entrati questa mattina a scuola.
I ragazzi, che si sono riuniti in assemblea per stendere un comunicato con le loro proposte, oggi hanno deciso – hanno spiegato all’Ansa – di non fare Dad, la Didattica a distanza, ma sciopero e hanno convocato un presidio per le 14.30 per tornare in presenza.
Proteste, con tanto di sciopero, anche a Roma: nella stessa giornata, gli studenti del liceo classico e linguistico Kant da lunedì sono in sit-in davanti all’edificio scolastico nella zona della Casilina
“A scuola sì ma non così”, dicono. I ragazzi lamentano anche il fatto che i server della scuola hanno problemi e gli altri studenti in Dad non sempre riescono a collegarsi da casa.
Nel frattempo, un gruppo di genitori aderente al comitato Priorità alla scuola Marche ha presentato ricorso al Tar contro il provvedimento con cui il presidente della Regione Francesco Acquaroli ha disposto la didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori fino al primo febbraio. “Ciò anche alla luce di quanto pronunciato dal Comitato Tecnico Scientifico – informa una nota -, il quale ha ribadito che esistano tutte le condizioni che consentono il ritorno in classe delle superiori nelle zone gialle e arancioni, come stabilisce il Dpcm”.
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