Didattica inclusiva, in alcuni casi meglio quella esclusiva!

Si parla molto di didattica inclusiva, di contesti sociali in cui l’alunno deve integrarsi, ma con il clima che si respira soprattutto nella scuola dell’obbligo sarebbe meglio parlare di didattica esclusiva.

Escludere, cioè, dal contesto didattico alunni che ledono giornalmente il diritto allo studio, che manifestano atteggiamenti di insofferenza a stare in una comunità scolastica, che non vogliono capire che la scuola è un luogo educante e che bisogna comportarsi in maniera civile.

Chi va a scuola per “tormentare” quotidianamente il lavoro degli insegnanti e non permettere agli alunni di apprendere serenamente non deve in alcun modo essere compatito, ma è necessario trovare dei percorsi didattici al di fuori della scuola ed essere avviato a precise iniziative di correzione e apprendimento dei metodi educativi per poi apprendere i contenuti didattici.

Non è possibile che episodi di bullismo debbano fiaccare il morale degli insegnanti e che gli stessi debbano vivere in trincea. Dobbiamo renderci conto che la scuola non è fatta per tutti e che sarebbe il caso di avviare gli alunni difficili in apposite scuole professionalizzanti, in cui devono imparare un mestiere artigianale.

Un tempo esistevano le scuole di Avviamento per coloro i quali non volevano continuare gli studi e si pensa che oggi andare a rispolverare le scuole di Avviamento dove gli alunni devono applicarsi e studiare solo discipline pratiche in cui si utilizzano gli arti superiori (le mani) sarebbe una cosa sacrosanta e permetterebbe agli alunni volenterosi e capaci di studiare e seguire le lezioni con tranquillità.

L’obbligo scolastico che le leggi del sistema nazionale d’Istruzione vogliono addirittura portare al diciottesimo anno non è più praticabile,

È necessario riportare l’obbligo scolastico massimo fino alla scuola primaria perché l’alunno svogliato, indisciplinato deve seguire percorsi didattici diversi che gli permettono di esprimere al meglio le sue potenzialità, senza essere costretto a stare cinque ore seduto nel banco. Insomma l’orario scolastico articolato in cinque ore giornaliere dalle otto e trenta alle tredici e trenta e troppo lungo per la scuola dell’obbligo per cui si rende indispensabile una riduzione onde evitare torture quotidiane dei docenti che hanno le ultime ore di lezione.

Le ore frontali, così come sono strutturate sono eccessive per una generazione di alunni che, a volte, sembrano più degli indemoniati che degli esseri umani fatti in carne e ossa.

Bisogna privilegiare una didattica differente, diversa, lungi dalla spiegazione e dall’interrogazione, una didattica manuale e laboratoriale, anche se quella laboratoriale in alcuni contesti scolastici si rileva pericolosa e improduttiva. Insomma la professione docente sta diventando una vera e propria via Crucis, dove gli alunni e le rispettive famiglie sono i vincitori e i docenti gli sconfitti.

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