Le linee guida ministeriali della DDI indicano i modelli di lavoro inclusivi tra le modalità prioritarie suggerite per la didattica in presenza e distanza e per la didattica interdisciplinare. Cosa si intende esattamente per didattica inclusiva? Inclusiva per chi? (VAI AL CORSO)
I bambini crescono, e si modificano i loro linguaggi, i loro bisogni, il loro modo di esprimere affetto e amicizia, ma anche rabbia e delusione. Questo implica un’educazione che risponda a obiettivi generali, ma che parta e si rivolga al singolo bambino, ragazzo, adolescente, come titolare di un diritto alla propria formazione come persona e alla propria partecipazione in una comunità attenta all’inclusione di ognuno. Queste le parole del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi nel suo volume Nello specchio della scuola.
Una definizione particolarmente efficace della didattica inclusiva la offre Marco Rossi Doria, esperto di politiche educative e sociali, già sottosegretario all’Istruzione del Governo Monti. Rossi Doria parla di DDI e di didattica inclusiva in riferimento alla mission della Fondazione Zancan, e spiega quello che dovrebbe essere il mandato della scuola, il suo indirizzo “politico”: la scuola dell’inclusione precoce per bambini e ragazzi deve fare discriminazione positiva, ovvero deve dare di più a chi ha di meno.
Insomma, per Rossi Doria è inclusiva la didattica che riesce a differenziare metodi e strumenti sulla base delle esigenze degli alunni, con un occhio di riguardo alle categorie più fragili, così da dare di più a chi ha di meno.
“Tutti sono partiti dalle fragilità, la Montessori e altri,” osserva Rossi Doria, e spiega: “Del funzionamento ordinario del corpo umano si capisce molto a partire dalle malattie. Anche nel sistema educativo è così, poi il sistema deve essere organizzato sulla medietà, ma bisogna ricordarsi da dove bisogna partire.”
“Una didattica individualizzata può essere fatta con le tecnologie ma anche dando voce ai genitori dei ragazzi malati, agli educatori, ai ragazzi stessi, ai docenti e alle loro acute e potenti riflessioni.”
La didattica inclusiva è spesso una didattica speciale orientata alla diversità, ai soggetti diversamente abili, alle situazioni di disadattamento, svantaggio, atipicità, ma non si esaurisce in questo, estendendosi a tutti. L’inclusività, infatti, comporta che qualunque “differenza”, non la sola “diversità”, venga riconosciuta da questa attenzione didattica.
In altre parole, “diverso” e “differente” a livello pedagogico-didattico sono due concetti quasi antitetici.
Diverso è colui il quale viene percepito con bisogni speciali nel confronto con altri; differente è chiunque rispetto a chiunque altro. La didattica inclusiva è cioè una didattica che tiene conto delle individualità, delle potenzialità, delle peculiarità di ognuno.
Sul manuale di Didattica Generale di Mario Gennari si legge: “Mentre la diversità implica una comparazione tra soggetti, la differenza restituisce le proprie peculiarità a ciascun soggetto, valorizzandone le personali abilità, qualunque esse siano.”
Su questi argomenti il corso Esempi pratici di didattica inclusiva, del formatore Marco Catania, in programma dal 9 marzo 2021.
PUNTI TEMATICI
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