“Nella scuola italiana, che è una grande comunità scientifica, dobbiamo ricordarlo, ci sono molte innovazioni. Ora dobbiamo diffondere le buone pratiche. Passare dall’aula tradizionale all’aula laboratorio”. A dirlo, il 12 ottobre intervenendo a Sky Tg24, è stato il sottosegretario all’Istruzione Lucia Azzolina nel corso della trasmissione “Progress”.
La pentastellata ha detto che “l’innovazione a scuola non si fa solo con la tecnologia, ma cambiando la didattica. La didattica innovativa è anche uno strumento molto potente per combattere la dispersione scolastica”.
Quindi ha introdotto l’esigenza di rendere le aule più laboratoriali, quindi tecnologicamente avanzate.
Nel Governo “lavoreremo in questa direzione – ha sottolineato – coinvolgendo il mondo della scuola, i nostri istituti di ricerca, come l’Indire. Non si fanno riforme e non si fa innovazione senza sentire la scuola, stando chiusi al Miur”, ha aggiunto il sottosegretario.
Azzonlina ha quindi concluso l’intervento spiegando che l’intenzione è ora quella di “rimettere gli alunni al centro. Senza di loro non esiste la scuola. E questo lavoro va fatto con l’innovazione didattica”.
Ora, sull’importanza del digitale a scuola non c’è nulla da dire. Solo qualche giorno fa, abbiamo intervistato una docente esperta di coding, la professoressa Cristina Galfo, la quale ci ha spiegato che tutti i docenti possono fare didattica innovativa attraverso la “chiave” del gioco.
Sull’importanza della tecnologia nell’istruzione si sofferma l’ultimo rapporto Eurydice, dal titolo “Digital Education at School in Europe” (a disposizione anche la sintesi “Eurydice Brief Digital Education at School in Europe”).
Il problema è che questi auspici vanno a cozzare con il grado di informatizzazione della scuola italiana, che purtroppo rimane decisamente basso.
In occasione della recente settimana del coding, ad esempio, è stato rimarcato che l’Italia in fatto di digitalizzazione è tra gli ultimi Paesi dell’Unione europea: addirittura si posiziona solo al 25esimo posto.
Anche in base all’indice digitale europeo Desi per il 2018, per il quarto anno consecutivo, nonostante dei leggeri passi avanti, il nostro Paese si colloca quasi all’ultimo posto in Europa nell’ambito delle competenze e dell’utilizzo del digitale: l’Italia si conferma infatti, solo al 25esimo posto su 28 membri della UE. L’unica nota positiva è la crescita della copertura della Fibra ottica in fase di forte recupero passando dal 23esimo posto al13esimo.
Non troppi mesi fa il sindacato Gilda degli Insegnanti, ha raccolto le testimonianze di diverse scuole, che lamentavano di essere “carenti di mezzi informatici, con i dirigenti scolastici che ‘invitavano’ i docenti a portare i pc personali per metterli a disposizione degli alunni”.
Il problema non è tanto la mancanza di computer, ma la loro obsolescenza, la scarsità di sistemi operativi e software moderni. Anche le connessioni ad internet sono lente e difficoltose.
Insomma, per una didattica laboratoriale servono prima di tutto le attrezzature adeguate. A meno che non si vogliono usare gli smartphone e i tablet degli studenti.
Infine, c’è il problema, di non poco conto, della mancata formazione dei docenti a svolgere didattica di questo genere: l’aggiornamento professionale, su questo versante dovrebbe quindi essere più motivato e indicato non più come facoltativo.
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