Didattica

Didattica innovativa, cos’è il design della formazione e come funziona

Con il Covid alle spalle, almeno nella sua forma più forte che ci ha costretti a casa in lockdown, la domanda che si fanno gli addetti alla scuola è quale sarà la didattica del futuro?

Una domanda legittima, meno facile è però la risposta. La DAD come sappiamo ha accelerato per motivi di necessità i processi di apprendimento digitale, modello che si è trasformato in un modello misto, quello della DID (didattica integrata a distanza), buono per tutte le prossime stagioni, in grado di garantire la lezione a chi altrimenti sarebbe assente per lungo tempo oppure per i casi di territori isolati dove la scuola viene chiusa (piccole isole) e via dicendo.

Trasformazione digitale della scuola è in corso

La trasformazione digitale della scuola è in corso. Ormai le vecchie lavagne stanno lasciando il posto prima alle LIM, adesso ai nuovi monitor touch, per un apprendimento nuovo, digitale, multimediale.

Stiamo assistendo a una trasformazione radicale del modello con cui siamo abituati a concepire la formazione: dall’aula frontale di gruppo si passa alla formazione personalizzata attraverso strumenti e metodi diversi a seconda delle proprie esigenze e preferenze. Questa rivoluzione parte dalle aziende e potrebbe arrivare anche nelle scuole.

Il metodo “design della formazione”

A spiegare questo nuovo approccio metodologico è Edoardo Gironi,  Founder & CEO di APPrendere, che su Vanity Fair spiega quanto sia importante il cambio di paradigma da studenti passivi a “learner” moderni.

Al centro della teoria innovativa è il “Design della formazione” o per dirla all’anglosassone, l’Instructional Designer, in sostanza si tratta di una figura che si occupa di disegnare su misura, addosso agli studenti, come un vestito (in logica taylor made), una didattica su misura, a seconda delle caratteristiche degli stessi. 

Si tratta, in sostanza, di mettere a disposizione della scuola uno specialista dotato delle competenze giuste per cogliere le necessità specifiche caso per caso e costruire un ambiente di apprendimento ad hoc, con il supporto di oggetti didattici e strumenti digitali di vario tipo.

Ci teniamo a precisare che la scuola classica non cesserà mai di essere in presenza, ed è importante che non perda i connotati principali, ma è pur vero che ormai si è anche compreso come gli strumenti digitali possano essere un utile supporto integrativo alla didattica tradizionale.

Ovviamente andrà verificato sul campo se questo nuovo approccio, risultato vincente nelle aziende, possa avere la stessa efficacia anche nella scuola dove il contesto è completamente diverso.

Su cosa si basa questo metodo sperimentale

Il paradigma principale del metodo “designer della formazione” è che ciascuno individuo possa essere messo nella condizione di poter trovare i contenuti informativi che gli servono tramite tutte le fonti a disposizione, quali Internet in primis, le app, le biblioteche digitali, i siti blog, librerie on line, social specializzati, il vero problema è sapere dove andare a prendere le informazioni e avere gli strumenti per farlo. Ciò significa che il nocciolo della questione oggi non è più tanto che cosa imparare, bensì come arrivare in modo comodo, rapido e mirato a contenuti che siano davvero interessanti, utili e coinvolgenti, utili allo scopo, inerenti la materia che si sta studiando. L’obiettivo finale del metodo applicato alle aziende (da cui ovviamente ci teniamo a prendere le dovute distanza perché il contesto è completamente diverso) non “è imparare concetti” bensì “attuare comportamenti nuovi secondo le necessità organizzative del momento“. 

È importante la responsabilità degli studenti

Un aspetto fondamentale per applicare questo nuovo metodo è la responsabilità degli studenti. Cambia il concetto della lezione frontale con gli studenti passivi, ma devono essere loro stessi ad attivarsi interagendo tra di loro in un ambiente opportunamente costruito per consentire loro di andarsi a prendere il contenuto nelle modalità preferite.

Si passa quindi all’uso di strumenti quali applicazioni di “micro learning” e “adpative learning”, piattaforme specializzate, forum dove condividere i saperi.

Il micro-learning (detto anche “apprendimento in pillole), è una metodologia “smart” e veloce, per plasmarsi in base alle esigenze dello studente e adattabile a tutti gli ambiti dell’apprendimento. Si utilizzano vari strumenti come il dipodcast, blogpost, wiki, messaggi, foto, grafici, testi, video, post di Facebook, Twitter, audio e qualsiasi altra tipologia di contenuti multimediali, purché abbiano la caratteristica di essere brevi, (fino ad un massimo di 10 minuti circa) e semplici (i concetti devono essere pochi e chiari).

L’adaptive learning è, invece, un sistema basato sulla personalizzazione dell’esperienza formativa adattato alle reali esigenze del singolo studente. In questo modo è possibile individuare il percorso formativo allineato ai suoi stili e ai suoi tempi di apprendimento.

Il principio si basa sulla potenzialità dell’algoritmo di rilevare i comportamenti dell’utente all’interno della piattaforma e-learning utilizzata.

Gli interessi e i risultati del discente vengono mappati e utilizzati per accompagnarlo all’interno della personale esperienza formativa, regolarne il ritmo e generare dei dati reali sulle prestazioni.

Dino Galuppi

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